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Il dramma delle Twin Towers che diventa un’occasione. Meglio, diventa l’occasione. Quella che consente di approfittare a livello personale di un evento che sconvolge il mondo. Chi non culla il desiderio di scappare da una vita che non sente più come sua? Il protagonista di Respira ci prova. Roberto Saporito ci spiega come è nata l’idea del libro: “Da un’ossessione durata anni, sempre legata alle Twin Towers. E’ nata quando sono salito per la prima volta sulle torri: uno è abituato a vedere New York con il naso rivolto verso l’alto, da lassù tutto sembrava più basso. Anche i grattacieli. E poi è ovviamente continuata l’11 settembre 2001, con l’attentato. Ho cominciato a scrivere nel 2011, un brutto compleanno per New York, ed è venuto fuori quasi tutto di getto, in diretta”.

Si parte da New York, si va in Provenza, si passa in Italia, si torna a New York e si rivede l’Italia. Un romanzo di fuga?
Può sembrarlo, in realtà è un romanzo esistenziale. L’idea era quella di sradicare una persona, da italiano che viveva a New York. Vede l’attacco alle Twin Towers in diretta, dove c’è il suo ufficio, e decide in un istante di cambiare totalmente esistenza e luogo in cui vivere. Si costruisce una nuova personalità perché non gli piace quello che fa, decide di scomparire”.

Non è una scelta di facile realizzazione, però.
Perché la sua vecchia vita lo perseguita e tutto diventa più complicato, trasformandosi in un tormentone, per l’appunto, esistenziale. Il passato resta una zavorra, non passa e ritorna. Si comincia dalla Provenza, dove il protagonista pensa di aver trovato una nuova esistenza, idilliaca. Non era una scelta sua, gli ricade addosso”.

Un protagonista di cui non conosciamo il nome.
E’ una fisima mia, dal primo romanzo non ho mai messo il nome a chi si trova al centro del racconto. Era capitato per caso, adesso è una scelta. Diventa un gioco con il lettore, che può diventare a sua volta protagonista. Per questo l’ho scritto in seconda persona”.

La voglia di fuga domina le nostre vite.
Ma io non voglio trasmettere alcun messaggio. Chi legge dovrebbe tirare fuori qualcosa, però potrebbe anche non farlo. Il mio suggerimento è di leggere il romanzo come se fosse una fiction, divertirsi e finirla lì. Non esiste una morale del libro, ognuno se la trova. Il tema fondamentale è quello della costruzione di una nuova identità: morire e rinascere, con tutti i problemi che ne conseguono”.

Senza fare spoiler, la fine del romanzo sembra lasciare aperta la porta a uno sviluppo futuro.
Molti miei romanzi hanno finale aperto, i tre protagonisti dei miei primi tre romanzi li ho poi radunati in un quarto romanzo. Vedremo”.