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Il pranzo di nozze di Renzo e Lucia

Collana: Golem ricette, romanzo

14,00

Il pranzo di nozze di Renzo e Lucia è un progetto in tre parti (che si sovrappongono): un libro, uno spettacolo teatrale e una coinvolgente cena del Seicento, per tornare ad amare Manzoni oltre i ricordi della scuola.

È facile innamorarsi dei Promessi sposi, se sai come farlo.

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Con acquisto min. di 26 euro SPEDIZIONE GRATUITA

Data di pubblicazione 2017
Formato 14.5X21
Numero di pagine 176
EAN Cartaceo 9788899815189

Qualche anno fa scommisi una cena con un amico: lui sosteneva che il pranzo di nozze di Renzo e Lucia non c’è mai stato, io invece dicevo di sì.
Finimmo in una vecchia osteria di Torino, dove tra una portata e l’altra leggemmo le parti del libro che ci piacevano di più; poi, quando tutti se ne furono andati, l’oste abbassò la saracinesca e sedette con noi incuriosito, e ci chiese di raccontagli che cosa stessimo leggendo.
A quel punto il vino era molto e gli amari anche, sicché io e l’amico dicemmo più o meno

È un superpippone che parte da un prete che non vuole sposare due giovani, e che si eviterebbe, il pippone, se i due, anziché insistere con ‘sto prete, andassero a sposarsi in municipio. Oppure, santo cielo, dal prete del paese accanto. Ci mettono 38 capitoli e un sette/ottocento pagine, ma ci arrivano. Sentite qui cosa dice ‘sto turdo di Renzo, a dieci pagine dalla fine: «Meglio maritarsi dove andiamo a stare». Giuro. Ripeto: «Meglio maritarsi dove andiamo a stare». Mavaff…!
Ora, caro cretinetti, non ti poteva quest’idea geniale venire a pagina 2?
E comunque, questo Manzoni è bravino. Non perfetto, certo, ma bravino.
Ad esempio: possibile che i cattivi si chiamino bravi? E i bravi si chiamino galantuomini? E i bastardi si chiamino birboni? Ma nemmeno all’asilo, dai. E poi: nel macropippone, tantissimi, infiniti micropipponi, descrizioni che non finiscono più…ma fatti un selfie! E mettila ‘na foto, invece di fare il tirchio in tipografia!
Sta in fissa con i monti, i fiumi, i laghi, eccetera. A un certo punto Lucia guarda i monti e li saluta: «Addio, monti…». Sì, e mo quelli ti fanno ciao, se guardi bene ci sono le caprette di Heidi…ma per piacere.
Ora, parliamo di Renzo. Avete presente Renato Pozzetto nel film Il ragazzo di campagna, quando arriva in San Babila col trattore? Ecco. Renzo è uno che a trovarne uno più deficiente si fatica. Arriva a Milano e finisce in osteria, sbevazza e si piglia una ciucca della madonna. «Non sono mica un pirla!», dice all’oste che gli chiede il nome, salvo poi dirli, nome e cognome, al furfante che se l’incula. Bravo coglione. Lui, il pirla, viene preso per il capo dei rivoltosi, se ne scappa da Milano di corsa, con una fifa addosso… Finisce a Bergamo, diventa ultrà dell’Atalanta. Se ne sta due anni a Bergamo a fare l’operaio. È sempre ricercato per un Daspo, ché a Milano è stato preso per un capo dei sediziosi, il cugino gli cambia nome (?) e lo fa assumere come Antonio…Rivolta. Minchia, ma allora sei cretino. Scappi perché t’han preso per rivoluzionario, e ti fai chiamare Rivolta?
Dopo due anni spera che si siano dimenticati di lui e parte per tornare a casa. Dice al cugino: «Tornerò con qualcuno, spero». E gli fa l’occhiolino, intende: con Lucia. Con Lucia?? Ma ha fatto voto, non ti vuole più, sono due anni che non la vedi, avrà le tette al polpaccio, e tu vuoi tornare con lei?? È pieno di figa là fuori, svegliati! Ritorna verso Milano, finisce al Lazzaretto, e per chi viene preso? Per un untore! Ahahaha ma fatti qualche domanda, com’è possibile che appena ti muovi fai danno? Sei veramente un coglione.
Se ci penso vengo matto, che potevano sposarsi dal sindaco e finiva tutto lì.
Ma vogliamo parlare di don Abbondio? Vogliamo? Uno forte con i deboli e debole con i forti, uno che usava l’elemosina per comprare alloggi a Borghetto Santo Spirito, una vera merda.
Figo, invece, l’Innominato, che quasi lo nominerei Gran Figo. E nominiamolo, su. «Nel castello del Gran Figo». Senti come suona bene. E però gli farei avere una piccola storia d’amore con Lucia, almeno una trombatina, prima di salvarla. Così, per farle un favore, dato che dovrà stare tutta la vita con Renzo…che palle deve essere Renzo. [Perché secondo voi a letto si trasforma? Può un cretino fuori dal letto, divenir volpe a letto? Limona bene?].
E comunque, il più sfigato di tutti è il Griso. Una vita a far da servo al signorotto, mai una gioia, quando decide di mettersi in proprio fotte il portafoglio e la carta di credito a don Rodrigo, tempo due ore e muore. La morte di peste più rapida della storia. Che sfiga.
Per finire, la morale dei promessi sposi l’ha trovata, quasi due secoli dopo, mister Osvaldo Bagnoli: «Dite che con Pancev bisogna avere pazienza perché è macedone? Sarà… ma io sono della Bovisa e non sono mica un pirla». Ecco, i promessi sposi è una gara di pirla, che son pirla ma non vorrebbero esserlo, che non s’accorgono di esserlo e lo sono tantissimo. Li amo tutti.

L’oste disse che la storia gli era piaciuta tantissimo, e che non sembrava quella che conosceva lui.
È la stessa che hai letto a scuola, obiettò il mio amico.
No, questa mi piace, ribadì l’oste.
Ecco cos’è, pensai: è che nessuno l’ha mai messa in questo modo agli studenti, nessuno ci ha mai chiesto se le pagine di questa storia ci piacciono oppure no.

Questo libro nasce quella sera, più precisamente all’alba del giorno dopo, quando svelammo infine il mistero del pranzo di nozze di Renzo e Lucia.

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Il pranzo di nozze di Renzo e Lucia è:

Un libro di Marco Giacosa (Miraggi edizioni), che ci accompagna, capitolo per capitolo, con passione e divertimento, in un’esplorazione originale del romanzo di Manzoni.

«C’è di che riconciliarsi con I promessi sposi. Quel signore era forse poco simpatico, malgrado i buoni uffici di Natalia Ginzburg. Ma il libro di quel signore, che bello! Leggetelo e rileggetelo, ragazzi, sotto il banco, mentre il professore parla d’altro. Vi invito a una lettura clandestina di Manzoni, come se fosse un libro proibito.»
[Umberto Eco, 1985]

Uno spettacolo della compagnia Dramelot, adattamento per la scena di Marco Giacosa dal suo libro.

Annamaria Suolavecchia, wedding planner (si fa per dire) del matrimonio di Renzo e Lucia, presa negli ultimi preparativi e nell’attesa dell’arrivo degli sposi, ci racconta le mille vicissitudini passate dai due promessi sposi negli ultimi due anni, da quando, cioè, “quel matrimonio non s’aveva da fare”…

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Un cooking show con menu originale del ‘600 di Chef in Valigia Fabio Mendolicchio (Kitchen mon amour)

Una cena itinerante, proposta nei luoghi più disparati, come ci ha abituati lo “Chef in valigia”, una serata in cui gustare un menu antico, preparato dal vivo, godendosi i racconti, le curiosità e i divertenti aneddoti manzoniani di Marco Giacosa.
Il menu e le ricette sono riportati come appendice al libro.

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Marco Giacosa

È nato a Bra nel 1974, è cresciuto a Grinzane Cavour e ha fatto il liceo classico ad Alba. Giornalista pubblicista, ha scritto Il pranzo di nozze di Renzo e Lucia (Miraggi, 2017), il saggio L’Italia dei sindaci (add, 2015), una serie di deliri chiamati DisasterChef (Miraggi, 2014) e la raccolta di racconti L’occhio della mucca (MarcoValerio, 2014). Ha collaborato con «La Stampa», «pagina99» e ha pubblicato su diversi giornali e riviste. Vive a Torino."