fbpx
LA LEGGENDA DEL RE EREMITA – recensione di Francesco Forestiero su Sul Romanzo

LA LEGGENDA DEL RE EREMITA – recensione di Francesco Forestiero su Sul Romanzo

Niente è come appare. Questa è la costante che regola il romanzo di Cetta De Luca La leggenda del Re Eremita. Un libro che si legge in poche ore, ricco di personaggi ben costruiti e carico di immagini poco definite. Istantanee di una realtà che (ancora e purtroppo), ahimè, ci appartiene. Una tangibilità che si confonde con la menzogna e la scarsa cultura, vittima di retaggi sbagliati e credenze tramandate per paura. Ma procediamo per gradi…

La storia si sviluppa in un piccolo paesino calabrese, Sant’Eustachio Belvedere, un villaggio fatto di case scrostate e magazzini rivestiti dal marrone dei forati, un borgo in cui gli abitanti convivono con le fogne a cielo aperto e dedicandosi principalmente al lavoro nei campi.

È in questo scenario che tre ragazze, tre giovani donne, si trovano ad avere a che fare con un personaggio misterioso e ancestrale, il Re Eremita, una figura leggendaria e conosciuta da tutti ma che nessuno (forse) ha mai incontrato. Un mito che si serve di un emissario particolare: Giuseppe Esposito, ultimo boss di una ‘ndrina locale e unico intermediario tra i paesani e, appunto, l’imperscrutabile Re. Ed è proprio a lui, a Giuseppe, che i cittadini affidano ogni anno delle ragazzine affinché possa condurle nelle mani dell’Eremita e fare in modo che il piccolo Comune non crolli sotto il peso della povertà, e della paura. Ma la verità è un’altra. È ben diversa. E a scoprirla saranno Irene, Cristina e Isabella, aiutate da una suora, che le guiderà attraverso gli inganni e i ricordi sfocati di un mondo racchiuso nella menzogna. Una serie di stradine ricoperte di polvere e rassegnazione. Omertà e sottomissione.

Il testo scritto da Cetta De Luca e pubblicato da Miraggi Edizioni si compone di appena 120 pagine, compresa la prefazione di Giorgia Lepore e i ringraziamenti dell’autrice. È un volumetto che si legge, quindi, in poche ore, grazie anche allo stile sobrio e senza troppi fronzoli della stessa autrice; un modo di scrivere semplice, impreziosito da frasi ben costruite e parole selezionate con cura.

La leggenda del Re Eremita nel cuore della Calabria

La prima impressione che ho avuto, iniziando la lettura di questo libro, è quasi quella di trovarmi di fronte a un romanzo di formazione. All’inizio infatti vi è la presentazione, scritta in prima persona, delle tre giovani ragazze protagoniste della storia. Ciascuna di loro, in altre parole, “racconta” parte della sua infanzia e mostra al lettore vari scorci della propria vita. Un espediente, questo, che l’autrice sfrutta sapientemente non solo per presentare i personaggi e la loro crescita, ma anche per descrivere l’ambientazione: non a caso, tra i ricordi delle giovani, il piccolo paesino in cui si svolge la vicenda viene rappresentato con una buona quantità di particolari.

Narrativamente parlando, però, credo che, se da un lato tutto questo possa considerarsi una buona soluzione per la presentazione dei personaggi e di Sant’Eustachio Belvedere, dall’altro temo che possa creare confusione nel lettore. Per due ragioni. La prima riguarda la scelta di porre all’inizio del libro il percorso che le tre ragazze compiono. Mi sarei aspettato, visto il genere e la tematica, di essere catapultato all’interno della storia, o al massimo di trovare la presentazione della nemesi. Ma sono anche convinto, bisogna ammetterlo, che la volontà dell’autrice di porre in questo punto iniziale del libro la “formazione” non sia del tutto sbagliata: a molti potrebbe piacere conoscere sin da subito il carattere delle tre protagoniste, per meglio immedesimarsi nei fatti che arriveranno nei capitoli successivi.

La seconda ragione che mi lascia perplesso è la scelta dell’Io narrante che, nei primi tre capitoli, cambia per ben tre volte: prima Irene, poi Cristina e infine Isabella. Nonostante il titolo dei capitoli corrisponda al nome delle ragazze, ho avvertito una sorta di sensazione strana nel dover “mutare” il punto di vista in maniera così repentina; considerando anche il fatto che in seguito vi è un ulteriore cambio, visto che chi narra il tutto è in realtà la suora che aiuta le protagoniste a scoprire la verità.

La leggenda del Re Eremita nel cuore della Calabria

Un punto a favore è senza dubbio l’atmosfera che De Luca è stata capace di creare: un’aria quasi surreale, rarefatta, ma fortemente intrisa dal carattere crudo della criminalità organizzata calabrese. Un miscuglio di sensazioni che favoriscono la lettura e descrivono egregiamente delle percezioni ancora radicate in alcune zone del Belpaese.

Degna di nota è poi la costruzione del personaggio di suor Maria, la monaca che aiuta le ragazze a scoprire la verità sul Re Eremita. Un personaggio particolare, ricco di molteplici sfaccettature, che l’autrice svela a poco a poco, pagina dopo pagina, rendendolo interessante e unico agli occhi del lettore. Interprete di un’evoluzione legata a un passato anch’esso misterioso.

A parte le scelte legate alla presentazione dei personaggi descritte in precedenza, mi sento di dire che la bravura di Cetta De Luca, ne La leggenda del Re Eremita, è stata soprattutto quella di aver saputo “mischiare le carte”. È stata brava nel fondere tra loro una leggenda derivante dalla Magna Grecia (quella del Re Eremita), una serie di personaggi ben costruiti e l’aspra realtà della criminalità organizzata.

QUI L’ARTICOLO ORIGINALE:

http://www.sulromanzo.it/blog/la-leggenda-del-re-eremita-nel-cuore-della-calabria

La leggenda del Re Eremita – recensione di Isabella Moroni su Art a part of Culture

La leggenda del Re Eremita – recensione di Isabella Moroni su Art a part of Culture

A volte, quando le donne diventano protagoniste assolute di un racconto, si produce un senso di vertigine che apre alla conoscenza.

Succede anche questo nel romanzo di Cetta De Luca La leggenda del Re Eremita (Miraggi Edizioni), una storia dura, ma anche un thriller, ma anche una cronaca di donne, ma anche un dono alla Calabria, terra terribile e luminosa, radice profonda dell’autrice.

Tre donne, tre amiche d’infanzia sono al centro di questa narrazione: ognuna è e non è quello che sembra; come ciascuna di noi, ognuna è tante sfaccettature, tante emozioni, tanti segreti, tanta purezza, tanta rabbia, tanta ingiustizia, tanta ricerca.

Ognuna di loro conosce la leggenda del Re Eremita, antica quanto le terre della Magna Grecia che l’hanno originata; ognuna ha sperato di poterla vivere, ciascuna, infine, l’ha provata sulla sua pelle restandone segnata.
Perché il Re Eremita, o meglio, colui che, invisibile e sconosciuto, oggi lo incarna fra le campagne e le spiagge del paese senza speranza dove si svolge la storia, non è quello della leggenda, né quello che vorrebbe sembrare.

È la metafora di quel sistema patriarcale-criminale che è la malavita organizzata calabrese, è la violenza sulle donne, vittime designate, è il potere che si fa strumento di meschinità. È l’orrore puro che non si può cancellare, è la sozzura dell’anima che si riversa sulle sopravvissute e le rende vuote.

Cetta De Luca ha una scrittura diretta e, al contempo magica. Non descrive, apre porte. Guida fra pertugi e spazi nascosti dell’esistenza femminile, detiene le chiavi di questo mondo all’apparenza contemporaneo, ma dai sentimenti arcaici e potenti come quelli delle Grandi Madri.

E Grandi Madri sono le sue protagoniste. Ognuna a suo modo ha affrontato l’orrore, la paura, la vergogna, con la fuga, con la scrittura, con la negazione.
E quando, infine, si ritrovano davvero, diventano le artefici violente e sfolgoranti della giustizia e della loro liberazione. Anche a costo della vita.

Senza falso pudore, senza quella distorta correttezza che imporrebbe di consegnarci ad un finale onesto o equilibrato, Cetta De Luca sfida la sua stessa narrazione e capovolge il destino forte dell’appoggio della letteratura tragica e della tradizione del sud. Ci sorprende, ci spiazza, ci costringe a tenere gli occhi aperti e a chiedere di poterne leggere ancora. Troppo breve è stata l’esperienza così avvolgente.

Colei che ha ricevuto il male più oscuro e profondo, è la predestinata a proseguire la storia.
Ma vorrà cambiare quel mondo?

QUI L’ARTICOLO ORGINALE: