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Social sì, ma senza prendersi troppo sul serio: Laura Bettanin ci racconta “Facebook blues”

Social sì, ma senza prendersi troppo sul serio: Laura Bettanin ci racconta “Facebook blues”

Nel Terzo Millennio il vero mondo sembra essere quello social. Ce ne accorgiamo tutti i giorni, tra like, notifiche e condivisioni: un flusso ininterrotto di informazioni (vere o false), di giudizi, di immagini in cui il singolo cerca disperatamente di emergere, di mettersi in mostra nella maniera più brillante per gridare la propria esistenza. Un mondo le cui contraddizioni sono raccontante da Laura Bettanin, che per Miraggi ha scritto Facebook blues: “Un’idea nata dalla frequentazione di Facebook, diventato un elemento così ingombrante nella vita della persone. E poi dal desiderio di raccontare una storia d’amore riallacciata dopo molti anni”.

La protagonista è Marta, moglie infelice di un uomo molto più anziano di lei.
“È una donna che avrebbe meritato di più dalla vita, questo è accaduto perché non ha avuto coraggio. Da ragazza incontra e sposa un uomo che mantiene lei e la sua famiglia d’origine, una famiglia sfasciata. In questa vita entra anche il vero amore, quello grande, con un soldato americano. Ma non se la sente di lasciare il marito. Si immola per queste persone, cui cerca di dare una dignità”.

Una donna che vive un’amicizia profondo con Renata.
“Marta è una donna molto curiosa. Fa la barista, incontra Renata, una libraia. Tutto nasce da un libro che ruba: il padre di Renata la scopre, ma la donna la difende. Diventano amiche e complici, dell’amore nascosto di Marta”.

Un amore che ritorna grazie all’incontro su Facebook.
“E si intuisce come Marta avrebbe l’occasione di riprendere in mano la propria e come, , al tempo stesso – e non si sappia bene il perché – non se la senta di andare fino in fondo, perché continua ad avere sentimenti di riconoscenza verso il marito”.

Che cosa è per lei Facebook?
“Ho voluto darne un’immagine positiva come negativa. Positiva perché ci possono essere opportunità di contatto vere, anche se solo per un 1%. Ho amiche conosciute su Facebook e poi c’è il rapporto con altri autori, da cui nascono idee e antologie. Tutta gente che poi, per fortuna, puoi conoscere direttamente, ai saloni o ai festival. Penso a Filippo Tuena, per il quale ho scritto un racconto nella raccolta Dylan Skyline (Nutrimenti), e a Laura Liberale, per la quale ho scritto un racconto sul Père-Lachaise. E poi a Luigi Grazioli di Nuova Prosa”.

Questo il positivo. E il negativo?
“Su Facebook ci sono le bufale, le litigate, gli insulti. Ho imparato a fare una certa tara. I ragazzi di oggi, i cosiddetti millennials, hanno capito che usare Facebook così è ridicolo. Invece i più anziani si prendono tremendamente sul serio quando scrivono qualcosa. C’è la gara ad arrivare primi per postare, linkare, bannare: patetico. Poi si denunciano l’uno contro l’altro con un infantilismo impressionante. Finisce per essere un mondo banale”.

Come affrontarlo?
“Frequentandolo poco oppure senza prenderlo troppo sul serio, come le chiacchiere come tra amici al bar. Meglio sempre avere delle persone fisiche con cui rapportarsi. Serve un dosaggio giusto e questo libro può essere un aiuto per quelli della mia generazione”.