Romanzo senti/mentale – recensione di Gianluigi Bodi su Senzaudio
A volte ti bastano poche righe per incontrare una voce che poi imparerai a riconoscere come familiare e addirittura andrai a cercare tutte le volte che ti sembrerà di essere a corto di letture, tutte le volte in cui guarderai la libreria strapiena, con gli scaffali piegati dai libri (alcuni mai aperti) e ti dirai: non ho nulla da leggere. Bianca Bellová è quella voce lì, quella voce che nell’arco di una pagina fa risuonare già un certo tipo di affinità che riservi solo agli autori e alle autrici che considerei beni rifugio quando ci sono tempi di magra.
“Romanzo senti/mentale” è, per quel che mi riguarda, solo apparentemente un romanzo a due voci. Il racconto viene portato avanti in modo alternato, guardando prima nella vita di Nina e poi in quella di Eda. In mezzo a loro due presenze disturbanti. Da un lato Eliška, la sorella di Nina e dall’altro il deux ex machina, il santone…il padre di Eda. La narrazione parte da due lutti non legati tra loro. Il primo lutto ha a che fare con la morte della madre di Nina, il secondo con quello di un cliente dell’albergo in cui lavora Eda. Eda viene incaricato di andare a casa del malcapitato e comunicare la sua morte ala moglie. Diventa un angelo della morte.
Ma c’è, sopra di loro, un lutto supremo dal quale nessuno riuscito a staccarsi. Nina ha perso la sorella, Eda ha perso l’amore. Eliška è stata, nelle loro vite, una presenza disturbante, folle, portatrice si squilibrio, ma allo stesso tempo, magnete che attira a sè gli sguardi e i desideri delle persone. Quell’Eliška che da artista vive la propria vita come fosse un’opera d’arte e poi soccombe a un demone interiore nutrito dal santone, il padre di Eda. E tutto questo con nello sfondo il regime e la sua presenza chiara e vivida nella memoria delle persone, presenza che la Bellová reifica nel personaggio potente e inquietante del padre di Eda. Un uomo che può tutto e a cui non si può opporre difesa.
“Romanzo senti/mentale” è caratterizzato da una serie di incroci tra persone, da una struttura che si regge in perfetto equilibrio e, come ho detto all’inizio, da un elemento importantissimo: la voce della scrittrice Bianca Bellová. C’è, nel suo modo di raccontare, nel ritmo che tiene durante tutto il libro, un lento avvicinamento verso la conclusione che a tratti ricorda la rigida e commossa malinconia dei cortei funebri. Si tratta di un romanzo breve che, ne sono certo, non potrà fare altro che rieccheggiare a lungo nella mia memoria.
Traduzione di Laura Angeloni.
Bianca Bellová (1970) è una delle autrici più affermate della Repubblica Ceca. Ha esordito nel 2009 con Sentimentální román (“ Romanzo sentimentale ”), ripubblicato in nuova edizione nel 2019, a cui ha fatto seguito nel 2011 Mrtvý muž (“ L’uomo morto ”), tradotto in tedesco, e due anni dopo Celý den se nic nestane (“ Non succede niente tutto il giorno ”). Nel 2016 arriva il grande successo di critica e di pubblico de Il lago, tradotto in più di 20 lingue (in Italia in questa stessa collana) e vincitore nel 2017 di due importanti premi: il Premio Unione Europea per la Letteratura e il premio nazionale Magnesia Litera. Mona consacra la sua voce unica e inconfondibile, quella di un’autrice tra le più interessanti nel panorama letterario contemporaneo.
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