fbpx

di Monica Sardelli

In Torino Filmopolis. Dentro i film la Città, il volume scritto da Giorgio Scianca con Alessandra Comazzi per Miraggi Edizioni, il capoluogo piemontese torna ad essere patria della settima arte.

Ispirato da Italo Calvino, l’architetto appassionato di cinema mescola in questo libro il suo lavoro e la sua passione: ne viene fuori un’originale guida della città, suddivisa in quattro stagioni, a cui corrispondono 458 film, che riscrive la storia del cinema torinese attraverso strade, piazze, ponti, giardini e parchi sempre più spesso utilizzati come set. Ogni angolo è un fotogramma e la sensazione è quella di passeggiare in luoghi familiari anche per chi non conosce la città.

Una ricerca approfondita – attraverso siti italiani, stranieri e locali, gli archivi in rete dei giornali, i titoli di coda, i trailer e le foto di scena e i social – che si completa con un QR code tramite cui si approda all’elenco completo dei film esaminati, con trailer e clip, in un continuum tra parole scritte e immagini.

L’estate

Ad ogni stagione i suoi luoghi…e i suoi film: Scianca parte con l’estate, la stagione più cinematografica dell’anno, grazie alla sua luce, ai colori, ai contrasti.

Torino viene definita città trasformista, che interpreta se stessa ma può facilmente trasformarsi in altro: è stata Milano, Roma, Parigi, Sarajevo, Zurigo, Monaco di Baviera e addirittura New York. Lo stesso avviene per i suoi luoghi nevralgici. il Po, protagonista di una cinquantina di pellicole, è stato, tra gli altri, la Senna o il Tevere (Fast x) o la Miljacka di Sarajevo (The King’s Man – Le origini), ma anche il Tamigi, il Neman, la Limmat etc.

L’estate è l’occasione per parlare, attraverso il cinema, di architettura radicale, degli elementi che compongono i palazzi più rappresentativi della città: dai mattoni dello scenografico palazzo Carignano, al ferro usato originariamente a copertura di diversi punti e poi riutilizzato a servizio dell’industria bellica, fino al vetro della “Bolla” comparsa del 1994 nello skyline della città, sopra la storica fabbrica Fiat del Lingotto. E poi ci sono i tetti, che, a partire dalla Mole Antonelliana, forniscono, a varie altezze, tanti punti di osservazione per ammirare Torino dall’alto.

Il cinema permette anche di “fotografare” luoghi che non esistono più o mostrarne la trasformazione nel tempo, come il parco Dora, un tempo sede degli stabilimenti della Fiat, oggi testimonianza di archeologia industriale. O di testimoniare la trasformazione urbanistica di centro e periferie, come ci mostra la cinematografia recente (Anywhere anytimeLa chiocciolaConfidenza).

Nella bella stagione rientrano anche i parchi, come il Valentino, capace di un viaggio nel tempo unico nel suo genere e ispiratore di tanto cinema, e la musica, colonna sonora imprescindibile delle immagini in movimento.

L’autunno

L’autunno segue l’estate con i suoi colori, i mercati e la sosta nelle piazze. Qui è la stagione del cinema, quello girato e quello proiettato. La storia del cinema passa anche per la storia delle sale cinematografiche, delle loro trasformazioni, cambio di destinazione e denominazione per rispondere alle esigenze delle epoche storiche che oltrepassano, immortalate più volte dalla macchina da presa.

Tra i luoghi più rappresentativi della cinematografia, le piazze hanno un punto di vista privilegiato. Sono più riconoscibili di altre location e a Torino coincidono spesso con i mercati. Il più noto, ma non l’unico, quello di Porta Palazzo, immortalato più volte e in vari momenti, con la nebbia mattutina (in Mimì metallurgico ferito nell’onore), o a fine giornata, quando si consuma il rito della raccolta degli scarti. Scianca dedica un capitolo a ciascuna delle piazze più significative, più o meno riprese dal grande cinema: piazza Carlo Alberto, piazza Carignano, piazza Carlina, piazza Solferino, piazza Bodoni, ciascuna con la sua fisionomia, i palazzi che vi affacciano, una o più storie da raccontare.

L’inverno

L’inverno, la stagione fredda, dal tempo incerto, in cui si transita sotto i portici, o in galleria, nel tram – di cui il cinema ci restituisce i percorsi storici e la storia dei percorsi – al Museo del Cinema, allo stadio, ad ammirare luci e luminarie. All’inverno Scianca associa gli spazi militari, come la Caserma Pietro Micca, recentemente vista nella fiction Il nostro Generale, dedicata a Carlo Alberto Dalla Chiesa o in L’eroe della stradacon Erminio Macario. Esistono alcuni luoghi nevralgici, come le gallerie, che il cinema, specie quello d’azione, ha amato molto. Come non ricordare galleria San Federico, “profanata” per la prima volta sul grande schermo nel 1969 dalle tre famose Mini Minor di Un colpo all’italiana, o quel labirinto stratificato di galleria Umberto I, immortalata negli anni da Antonioni, Argento, Scola  e più di 20 registi.

All’inverno appartengono anche, nell’immaginario del regista, piazza CLN, indissolubilmente legata a Dario Argento, e la Mole, che compare in tutte le pellicole che vogliono localizzarsi a Torino, ripresa più volte da Davide Ferrarioche addirittura ambienta nel museo del cinema al suo interno Dopo mezzanotte.

La primavera

La primavera è la stagione della rinascita, dei parchi, dei giardini, dei fiumi, delle passeggiate, delle letture alla luce naturale. Torino è la città italiana più ricca di verde pubblico e il cinema non poteva non notarlo. È anche l’occasione per ricordare quanto Torino sia legata ai libri e alla letteratura (ne è testimonianza il Salone del Libro), così come ai film tratti da libri o fatti di cronaca e tutte le volte che librerie storiche (a volte scomparse) sono rivivono tra i fotogrammi.

***

Nel 2020, in occasione del ventennale della Film Commission, Italy for Movies e Film Commission Torino Piemonte hanno dedicato ai principali set della città un suggestivo itinerario, Girando per Torino.

QUI l’articolo originale: https://www.italyformovies.it/news/detail/2674?fbclid=IwQ0xDSwMCga1jbGNrAwGyRGV4dG4DYWVtAjExAAEepYHu_Jba1_nX8rFrUrnEhu2WHHtk6VXMCtFgCAzI3Se_G3eskzSpOHed1h0_aem_mzBNvgk0bsHliGYK9t-Crw/torino-filmopolis-dentro-i-film-la-citta-cinema-e-architettura-nel-libro-di-giorgio-scianca