Viene quasi naturale invertire le lettere e trasformare il professor Toti nel maresciallo Tito: del resto tutti gli riconoscono una notevole somiglianza fisica con l’ex presidente della ex Jugoslavia, oppositore dei fascio-nazisti, ma anche del PCUS di Stalin. Toti, però, è un attempato ricercatore a contratto dell’Università di Camerino, specializzato nelle ricette sul carciofo e sull’uso delle erbe aromatiche nel Medioevo. Per questo non capisce bene perché la Famosa Conduttrice della trasmissione “Il mondo in cucina” abbia cercato proprio lui per questa missione, piuttosto che non uno dei tanti suoi giovani studenti, certamente più a loro agio quando si parla di ricette e cucina contemporanea, ma soprattutto quando ci si deve esporre sullo schermo televisivo. Fatto sta che accetta di scrivere il soggetto per cinque puntate anche perché assecondano la sua proposta di una puntata sulla cucina balcanica, in particolar modo per la cucina di Sarajevo. Il viaggio di lavoro non è dei più comodi, perché le vie di comunicazione nelle terre dei Balcani, dopo la spaventosa guerra dell’inizio degli anni Novanta del ventesimo secolo, è precaria e tutta da ricostruire, come le vite degli abitanti di quei luoghi. Toti sceglie di fare l’autostop e quindi di approfittare della compagnia di guide affabili disposte ad avvicinarlo alla sua Sarajevo. Ma in realtà Toti ha un’altra missione, anzi ne ha due: trovare un ricettario cinquecentesco probabilmente molto caro al maresciallo Tito e dato per disperso dopo il bombardamento della biblioteca di Sarajevo; ritrovare la sua ex fiamma, sua studentessa di un tempo, Alma. Il tutto scandito da pranzi e cene semplici, cucinati secondo tradizione e conditi da salse e rakija…

Eric Gobetti è un riconosciuto e stimato storico, specializzato in Novecento ed in particolar modo sulle vicende della penisola balcanica: alla sua penna si devono pagine chiare e documentate sulle foibe, sulla fine della Jugoslavia, ma anche sui partigiani e la seconda guerra mondiale. Nel suo primo romanzo sceglie una formula ben riuscita di narrazione e saggio e ci porta a spasso per una parte dei Balcani, in quelle terre senza confine fra il Montenegro, la Bosnia Erzegovina e la Croazia per spiegare coi fatti, cioè con usanze e soprattutto piatti culinari, il senso di equilibrio multiculturale di un mondo che molti vogliono dividere, ma che in realtà convive benissimo al di là di ogni etichetta e mutazione linguistica. Non c’è niente di più identitario per definire un popolo della sua cucina: scopriamo che a distanza di centinaia di chilometri cambia qualche nome, cambia qualche lettera, ma non l’essenza dei piatti di carne e pesce, verdure e rakija, vero collante di uomini e donne che sono divisi dalla fede, però uniti dall’amore per la loro terra. L’esperienza on the road è un modo per riflettere sui temi della libertà e dell’identità, sui confini e sull’insensatezza delle guerre, sulla distruzione e sulla dignità della ricostruzione. Un libretto ben riuscito, narrativamente parlando anche banale, ma di quella “banalità del bene” che aiuta a capire quanto dobbiamo ancora capire dell’essere umano in un mondo a volte subumano.
QUI l’articolo originale: https://www.mangialibri.com/le-straordinarie-avventure-del-professor-toti-nel-mondo-dei-cevapcici
