Spesso si dice di un libro che sia “necessario”, abusando di questo aggettivo al punto da ottenere il risultato contrario all’intenzione, allontanando i lettori e rendendo quel libro tutto fuorché indispensabile.
Con Uno di noi, opera ultima di Daniele Zito, pubblicata da Miraggi, mi trovo però costretta a dire che in Italia, nell’attuale momento storico e politico, nessun libro sia più necessario di questo.
Uno di noi
Viene subito in mente il concetto di banalità del male, così ben espresso dalla filosofa Hannah Arendt nell’omonimo libro: sono realmente e intrinsecamente cattivi i quattro amici di vecchia data che una sera, dopo la consueta partita di calcetto, appiccano il fuoco a una baraccopoli?
O sono solo dei poveri inetti, superficiali oltre ogni buon senso, che si sono lasciati trascinare dalle parole violente ed estremiste di chi sta al potere e grida “È finita la pacchia!” e “Prima gli italiani?”.
visto quante fiamme?
visto come strillavano?
che goduria, ragazzi, che goduriali abbiamo proprio castigati
tempo due giorni
e saranno via dalle palleabbiamo bonificato la zona
l’abbiamo derattizzata
gli abbiamo fatto capire chi è che comanda
Quattro buoni padri di famiglia che dopo aver devastato la vita di persone ree di essere diverse, tornano a casa dalle mogli e dai figli, sperando che il loro gesto stupido e crudele diventi solo un aneddoto di cui vantarsi con i loro simili.
Ma qualcosa va storto.
C’era una bambina in quella baraccopoli, una disabile che non è riuscita a fuggire e che ora giace, ustionata e in coma, in un letto d’ospedale.
Una bambina che diventa il peggior incubo per uno dei quattro, che solo per questo inizia a comprendere la follia di quel gesto. È la paura che inizia a scavare a fondo, che fa traballare la certezza di non essere scoperti.
Zero rischi, zero conseguenze.
Mentre sulle pagine scorrono i punti di vista di chi è stato coinvolto quella notte e di chi in quella vicenda ha trovato nuova linfa per la propaganda politica – l’automobilista che ha segnalato l’incendio, l’infermiere che ha accolto in ospedale la bimba ferita, il ministro che dà la colpa all’immigrazione fuori controllo -, sale – come un violento conato di vomito – la rabbiosa certezza che la disumanità abbia ormai preso il sopravvento e che quei Noi siano ovunque, nemmeno più di tanto nascosti tra la gente che ogni giorno frequentiamo.
lo guardo e penso:
io non sono come lui
io non ho nessuno qui
mia figlia è a casa
lontana da tutto questo clamoreche il mondo sia andato in frantumi in fondo m’importa poco
è la violenza con cui questi frantumi
si sono conficcati al centro stesso del mio cervello a darmi da pensare
Scritto in forma di tragedia greca, con tanto di cori che si conficcano nello stomaco e che s’insinuano subdoli nei pensieri del lettore, Uno di noi è un libro potente, che fotografa il momento presente e ci racconta chi siamo diventati e cosa possiamo arrivare a fare, madidi di ignoranza e sospinti da un’ideologia populista e malsana.
Ma questo pamphlet breve, incalzante, dilaniante è anche una storia di perdono e redenzione, che lascia uno spiraglio aperto alla speranza – mai perduta – che questo vacuo becerismo torni a dare spazio alla compassione.
Una scrittura che, si può qui ben dire, è vera letteratura e che, come spesso accade in questi rari casi, ha il potere di cambiare – anche solo di poco – chi ha il coraggio di affrontarla.
Assolutamente da leggere.
un libro per chi: non può rassegnarsi all’orrore di questi tempi
autore: Daniele Zito
titolo: Uno di noi
editore: Miraggi
pagg. 122
€ 13
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