fbpx
Endecascivoli – recensione di Gabriele Ottaviani su Convenzionali

Endecascivoli – recensione di Gabriele Ottaviani su Convenzionali

Aveva permesso che il tempo si annullasse, che quei baci lontani arrivassero prima.

Endecascivoli, Patrizio Zurru, Miraggi. Icastici, brillanti, intelligenti, vividi, schietti, i racconti di Patrizio Zurru sono gemme liriche che indagano senza retorica e con freschezza impareggiabile la condizione umana in tutta la sua gamma di colori, dalle tinte più tenui a quelle più fosche, tra le fragilità più inconfessabili e gli improvvisi e irresistibili slanci di forza, vitalità e resilienza, facendo conoscere, tra realismo e magia, un festoso assembramento di caratteri al lettore, che in loro riconosce e il sé, e non si sente più solo. Un gioiello.

QUI l’articolo originale:

Krakatite – recensione di Gabriele Ottaviani su Convenzionali

Krakatite – recensione di Gabriele Ottaviani su Convenzionali

I lampi illuminavano l’orizzonte con ampie fiammate gialle, ma la tempesta salvifica non si era ancora scatenata…

Krakatite, Karel Čapek, Miraggi, traduzione di Angela Alessandri, postfazione di Alessandro Catalano. Distopico, fantascientifico, profetico, soprattutto per quel che concerne i rischi e i pericoli della disumanizzazione del progresso scientifico quando troppo stretto si fa il connubio con una visione utilitaristica e intrecciata al mero profitto, il romanzo, ispiratore di due film, il primo dei quali fu definito nell’immediato secondo dopoguerra, per la precisione nel millenovecentocinquantuno, appena uscito negli USA, tre anni dopo il debutto in patria, dal New York Times anche come un’orazione stridente per la pace, che ha novantasei anni ed è più attuale che mai, dello scrittore, giornalista e drammaturgo ceco, narra la storia di un dottore che possiede la formula per il più deflagrante di tutti gli esplosivi, ma non quella per la pace o la felicità, e… Imperdibile.

QUI l’articolo originale:

Pagina bianca – recensione di Gabriele Ottaviani su Convenzionali

Pagina bianca – recensione di Gabriele Ottaviani su Convenzionali

anonimato fantasma fantasma. spettro spettracolare. farsi il pensiero poi ricorda. per mancanza di padre. ricordare il dolore persistente al torace. immagina impossibile. una doccia. fare la spesa. saluta la vicina il marito appena circuiti. diventa di ritornare. cucinare prendere il treno. andare dimesso. dall’ospedale non dover morire ora. peregrinare altrove telecamere stanze a pistoia via firenze rifredi. scorre sotto il cielo una vena sottile sotto la pelle. immaginarsi. più che immaginare. svegliarsi e morire.

Pagina bianca, Gianluca Garrapa, Miraggi. Originale sin dall’impaginazione, Pagina bianca di Garrapa, che collabora con molte testate, come Sul romanzo, Psychiatryonline, Puntocritico, Poetarum Silva, Nazione Indiana, L’immaginazione e Culturificio, è la raccolta di un autore che tra l’altro, evidentemente con pieno merito, si è aggiudicato riconoscimenti prestigiosi in occasione del premio Pagliarani del duemiladiciassette e due anni fa nella cornice del Celan, ed è la riuscita, intensa e policroma rappresentazione simbolica della fragilità umana che si manifesta nella reboante contraddittorietà delle tensioni in cui ogni individuo si imbatte nel corso del proprio cammino esistenziale, volto alla realizzazione. Da leggere.

QUI l’articolo originale:

https://convenzionali.wordpress.com/tag/miraggi/

LA VITA MOLTIPLICATA. “Dieci racconti uno più bello dell’altro” – recensione di Gabriele Ottaviani su Convenzionali

LA VITA MOLTIPLICATA. “Dieci racconti uno più bello dell’altro” – recensione di Gabriele Ottaviani su Convenzionali

LA VITA MOLTIPLICATA

Chissà se era ancora un sogno, si chiese Ascanio…

La vita moltiplicata, Simone Ghelli, MiraggiOboe d’amore, Vera, Piano inclinato, La somma dei secondi e dei sogni, L’ultima vetrina, Compito di realtà, La grande divoratrice, La scatola nera, La sentinella di ferro, L’ineluttabile: dieci racconti uno più bello dell’altro, come del resto splendida è la copertina, per il tramite dei quali Simone Ghelli, con maestria, profondità, eleganza, raffinatezza, cura e delicata tenerezza per le fragilità delle anime che arrivano alla soglia della sua coscienza, presentandosi fra parole e righe, per raccontargli la propria vicenda, indaga, semplicemente, ma nessun sentiero è più impervio di quello che in apparenza appare senza ostacoli, l’esistenza, in tutte le sue forme. Eccellente.

 

QUI L’ARTICOLO ORIGINALE:

“La vita moltiplicata”

“Di notte sgomitano le crisi”: l’intervista a Tomas Bassini su convenzionali.wordpress.com

“Di notte sgomitano le crisi”: l’intervista a Tomas Bassini su convenzionali.wordpress.com

di Gabriele Ottaviani

Quando eravamo portieri di notte: Convenzionali intervista con felicità il suo autore, Tomas Bassini.

Da dove nasce questo romanzo?
Si può dire che è venuto fuori da una crisi, un mio personalissimo buco nero a cui devo dire grazie. Naturalmente una volta pubblicato il libro non appartiene più (o nel del tutto) a chi l’ha scritto, o meglio, il lettore può farsi la sua idea e dare al libro l’interpretazione che preferisce e in questo lo scrittore non ha voce in capitolo, e meno parla meglio è. Ma se mi domanda da dove nasce questo romanzo non posso fare a meno di risponderle che nasce da un fatto prettamente privato che ha un indirizzo e un codice fiscale, forse oggi anche una partita IVA.

Che cosa rappresenta la notte per lei e nell’immaginario collettivo della nostra società?
Nell’immaginario collettivo non saprei ma per quanto mi riguarda è in un certo senso l’ambiente ideale per il buco nero di cui le ho accennato. È di notte che certe crisi riescono a sgomitare e a far la voce grossa, è proprio lì che anche il più piccolo intoppo si trova in una posizione privilegiata che gli permette di guadagnare spazio e tempo, di stratificarsi senza che quasi te ne accorgi, almeno all’inizio, che dopo un po’  sì che te ne accorgi  e non è più possibile tornare indietro, e non c’è quindi da stupirsi se puoi non si riesce a dormire.

Che valenza ricopre l’abbandono?
In questo romanzo ha un ruolo fondamentale. Un po’ come se fosse l’attore principale che non esce mai di scena, e anche quando per sbaglio non c’è, anche solo per un minuto, si finisce comunque per parlare di lui. È il filo conduttore che influenza ogni cosa, in maniera sia negativa che positiva. Non è però da intendersi semplicemente come l’atto di qualcuno che abbandona qualcun altro, e nemmeno come la condizione di chi l’ha subito, ma qualcosa di molto più ampio e duraturo, molto meno occasionale.  L’abbandono in sé può essere un concetto estremamente banale, l’abbiamo provato tutti, e tutti sentendocelo raccontare ci siamo annoiati; quello che mi sembrava più interessante era vedere invece com’è che un individuo può reagire a questo, e soprattutto come questo particolare tipo di resistenza può mantenersi e svilupparsi. Quello che per il protagonista conta non è lo spazio vuoto che un brutto giorno s’è trovato davanti (quello al massimo lo indispettisce) ma ciò che può essere utilizzato per riempirlo. La differenza non la fanno le grandi giornate, dice più o meno Lui, ma tutto ciò che sta fra una grande giornata e quella dopo.

Perché scrive?
Diciamo che non ho trovato niente di meglio da fare. Ma va benissimo così.

“Di notte sgomitano le crisi”: l’intervista a Tomas Bassini su convenzionali.wordpress.com

“Quando eravamo portieri di notte”: la recensione di Gabriele Ottaviani per convenzionali.wordpress.com

di Gabriele Ottaviani

Ora dovrebbe essere proprio Lei a spiegarmelo, ecco, mi metto comodo, incrocio le braccia e le permetto di parlare. Vorrei sapere da Lei cosa ci devo fare con questa tappezzeria che ho ereditato, con questo tipo di arredamento che se ne sta qui, tronfio, e non va da nessuna parte. Ho lasciato che disseminasse i suoi ninnoli per tutta la casa e ora, per una puntuale legge del contrappasso, me li ritrovo fra i piedi, infilzati per bene dove dà più fastidio. Diamine, non era così che si doveva mettere la faccenda. Io volevo rimanere fino a vedere quel suo culo ingrossare, farsi cadente e impresentabile; volevo tenerle la testa ogni volta che ce ne sarebbe stato bisogno, quando l’avrei convinta a bere un poco con me, quando non avrebbe retto niente e vomitato tutto; volevo tenerle la testa per le influenze stagionali, quando si sarebbe riempita la pancia di brodini caldi con il dado vegetale, di tisane digestive, drenanti, depurative; volevo rimanere lì comunque andava e fare, per Lei, ogni genere di commissioni; col tempo sarei pure diventato un esperto di tinture per capelli, creme contro la cellulite, cremine contro le rughe e pastiglie per la circolazione; volevo mettermi in fila al supermercato e rimanerci ore e ore a discutere con le cassiere riguardo all’ultima offerta per i soci e per i non soci; avrei fatto la raccolta bollini, ogni raccolta bollini esistente, e sempre le avrei fatto scegliere il regalo. Volevo esserci per qualunque dei suoi denti devitalizzati e incapsulati; volevo esserci per gli ascessi e anche per tutte quelle visite di controllo, quelle tanto generiche e tanto poco necessarie; sarei stato lì a ogni rinnovo della carta d’identità fino al punto di poter ironizzare sulla voce “peso” fortunatamente non menzionata. Oh, non so cosa avrei dato per esserci al momento clou delle emorroidi, per tutte quelle malattie che almeno da fuori fanno ridere, ma anche per quelle che non fanno ridere per niente.

Quando eravamo portieri di notte, Tomas Bassini, Miraggi. Che l’amore è tutto è tutto quel che ne sappiamo. Sappiamo anche che quando nasce un amore ci sembra che finalmente il mondo abbia luce e senso. E viceversa quando finisce nulla ha più valore. Se non il ricordo. La rielaborazione. Riviverlo ancora perché non muoia del tutto, ripercorrerne il sentiero passo dopo passo per capire cosa c’è stato di giusto e soprattutto cosa di sbagliato. E tutto questo è reso ancor più facile se le notti sono lunghe. Tutte uguali. Insonni. Perché non c’è pace quando si lavora, quando si vive dall’altra parte della luna, lì dove si annida un sottobosco di umanità celata ai più. E così lei l’ha lasciato, e lui, complice il vino, si tuffa nel passato. Intenso e coinvolgente.