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Donne irregolari del Secondo Novecento, su MicroMega la recensione di Marilù Oliva

Donne irregolari del Secondo Novecento, su MicroMega la recensione di Marilù Oliva

«Micromega», 24 maggio 2024
Recensione di Marilù Oliva

In “Donne cattive. Cinquant’anni di vita italiana”, Liliana Madeo tratteggia uno spaccato sociale e culturale dell’Italia attraverso il racconto di alcune figure femminili ritenute maledette, negative, diaboliche. Tredici capitoli, tredici storie di irregolari, donne scandalose, non omologate, che hanno sfidato la morale, il buoncostume e l’ottusità.

Ho scoperto da vicino questa deliziosa casa editrice, Miraggi Edizioni. Uno di quei progetti precisi, rari, lucenti. Stampano i libri solo se ci credono e ritengono che l’editoria non sia una meta commerciale, ma un’utopia, un miraggio, appunto, ragion per cui, come hanno dichiarato sul loro sito, l’ intento “è da sempre quello di ‘fare’ i libri che altri non fanno, quelli che ci piacerebbe trovare in libreria, e spesso non si trovano”.
Ho letto Donne cattive, della giornalista e inviata della Stampa Liliana Madeo, che recita nel sottotitolo: Cinquant’anni di vita italiana e ve lo propongo.
Attraverso il resoconto di alcune figure femminili ritenute maledette, negative, diaboliche l’autrice tratteggia uno spaccato di Italia vicino a noi, che forse spiega anche molto di ciò che siamo oggi, a livello sociale e culturale. Si tratta del periodo storico che va dall’immediato Dopoguerra fino alle soglie del nuovo millennio, una parentesi fondamentale in quanto cambiano i costumi, la mentalità, si attuano alcune rivoluzioni, mentre una parte retriva rema contro vento. La trasgressione fa crollare alcuni tabù, ma a volte viene duramente additata (e punita).
Tredici capitoli, tredici storie di irregolari, donne scandalose, non omologate, che hanno sfidato la morale, il buoncostume e l’ottusità. Talvolta criminali o mafiose, altre volte, come nel caso di Franca Viola, donne spartiacque, coraggiose, eroiche.
Dietro di loro si staglia un paese prima messo in ginocchio, ma ora che si sta rialzando, nel tentativo di superare povertà e disoccupazione. Il costo della vita è aumentato terribilmente e gli ideali della Resistenza si scontrano contro la realtà. Tante le piaghe e le storture. Un’arretratezza di fondo, il patriarcato che mantiene salda la sua presa su assetto sociale, su abitudini, sul quotidiano. Basta poco per scorgerlo. Come quando la suocera di Franca Pappalardo le raccomanda di non lamentarsi qualora vedesse assieme il marito e l’amante. La stessa amante che poi massacrerà lei e i suoi bambini: Rina Fort, detta la Bestia. Un omicidio spietato, fatto per gelosia, frustrazione, tanta rabbia covata e la convinzione che l’altra sia una rivale da eliminare.
Poi c’è la Dama Bianca che sconvolse l’opinione pubblica per la relazione col campione Fausto Coppi: contro di lei si scagliarono volgarità e anatemi. Una vicenda, questa, che è specchio degli Anni ’50 nel Belpaese.  Del resto quello fu un decennio “Misogino e sessuofobico”, il diritto di voto alle donne era stato appena concesso e la verginità era un bene da preservare. Se qualcuno la rubava, poi, poteva rimediare con un matrimonio riparatore. La relazione duratura tra il celebre ciclista e la Dama Bianca viene vissuta proprio in questo contesto:
“Un amore proibito, il loro, che cade nel tempo meno appropriato. Tempo di crociate religiose, di sentenze e gesti esemplari. Contro “la dilagante licenziosità dei costumi”. Contro i diritti delle donne, anche i più semplici”.
Così, le protagoniste di questo libro vengono raccontate con uno stile curato che non rinuncia all’afflato giornalistico e chi legge divora le storie, una dopo l’altra, catapultate in un passato non poi tanto lontano, incantato da resoconti così precisi che sembra quasi di vederceli sfilare davanti agli occhi.

QUI l’articolo originale.

Le “Donne cattive”che raccontano cinquant’anni di storia italiana

Le “Donne cattive”che raccontano cinquant’anni di storia italiana

Nel libro di Liliana Madeo, uscito in nuova edizione nel novembre scorso, le protagoniste testimoniano l’arretratezza moralista del nostro Paese. Figure irregolari scelte dall’autrice che «si oppongono alle gerarchie e danno scandalo, arrivando persino a uccidere».

Di Laura Bertolotti. Questo articolo è uscito su www.heraldo.it

Ci sono donne cattive? Parlarne dopo la Giornata internazionale per i diritti della donna sembra quasi sacrilego, quando qualcuno si ostina persino a considerarla la “festa della donna”, per poche ore con fiori e auguri. E allora cerchiamo di uscire dalla gabbia ideologica che vede le donne sempre brave, multitasking e comunque con una marcia in più. Dobbiamo ammettere che l’argomento è di per sé debole e presta il fianco a facili critiche.

Ricordiamo piuttosto che l’8 marzo vuole essere, ogni anno, un momento di riflessione sui diritti ancora non riconosciuti in molti Paesi del mondo e sempre pericolosamente in bilico o dimenticati, per esempio, nei rapporti affettivi e nei contratti di lavoro, anche in piena democrazia.

Ma resta il nodo delle cosiddette “donne cattive”. Esistono, anche se riservano qualche sorpresa. Ce ne parla Liliana Madeo nel suo saggio che si legge come un romanzo, Donne cattive. Cinquant’anni di vita italiana (Miraggi, 2023), già pubblicato nel 1999 e uscito in una nuova edizione nel novembre scorso.

Protagoniste di un dopoguerra cui ribellarsi

Liliana Madeo è stata inviata del quotidiano La Stampa e ha lavorato come consulente del Tg2 per il programma “Mafalda – Dalla parte delle donne”. Tra i suoi numerosi libri ricordiamo Bianco, rosso e verde. L’identità degli italiani (a cura di Giorgio Calcagno, Laterza 1993), Si regalavano infamie. Antonina e Teodora, le potenti di Bisanzio (Tullio Pironti 2021), Donne di mafia. Vittime Complici Protagoniste (Mondadori, 1994, poi diventata serie televisiva nel 2001 e ristampato da Miraggi nel 2020).

L’autrice ha voluto mettere al centro di Donne cattive la lentezza e la difficoltà per le donne di muoversi nel dopoguerra, che aveva tradito le loro aspettative».

«Ho scelto le donne che venivano clamorosamente alla ribalta della cronaca, tutte personagge esemplificative di quel momento storico, anche le cattive senza virgolette, perché si muovevano tra moralismo e perbenismo imperanti – approfondisce Madeo -. Queste donne cattive rifiutano il loro destino e la tradizione che le vuole spose e madri amorevoli. Sono le irregolari che si oppongono alla morale, alle gerarchie, alla Chiesa, alla loro famiglia e danno scandalo, arrivando persino a uccidere».

Lo scandalo della Dama bianca 

Madeo raccoglie tredici emblematiche storie di «persone cariche di valenze simboliche. Ciascuna con una precisa collocazione geografica, magari uscite dall’ombra e dal silenzio senza neppure l’orgoglio e la consapevolezza della propria diversità, ma in grado di innescare meccanismi grazie ai quali in Italia sono nate leggi degne di un Paese democratico».

Troviamo la vicenda di Rina Fort, su cui la cronaca nera versò fiumi di inchiostro nell’Italia degli anni Cinquanta, uscita povera e distrutta dalla guerra. E anche la sua è una storia di povertà, di benessere appena raggiunto e subito perso, di una catena di sfortunati avvenimenti che la portarono a macchiarsi di omicidio.

Il talento dell’autrice è di incorniciare le storie nella più grande storia del nostro Paese e non è fiction, ma rispettosa documentazione e volontà di collocare i fatti nel loro tempo e nelle norme che lo regolano.

Nel libro troviamo anche la “dama bianca”, al secolo Giulia Occhini, amante di Fausto Coppi, così soprannominata dal colore del montgomery che indossava quando Coppi, nel 1952, vinse il Giro d’Italia. Negli anni Cinquanta l’abbraccio fra Stato e Chiesa era molto forte, ci ricorda l’autrice, erano i tempi della santificazione di Maria Goretti, che ispirava libri, drammi e canzoni.

La verginità era un valore, arrivare al matrimonio non illibata e non dirlo allo sposo costituiva “ingiuria grave”, riconosciuta dall’ultima sentenza della Cassazione che applicò tale principio ancora nel 1973. Come poteva essere giudicata una donna che in quegli anni lasciava un matrimonio per seguire un altro amore? Una donna cattiva.

Tra le ribelli anche una teologa scomoda

Nel libro ci sono ritratti come quello di Loriana Nunziati, che sposa con rito civile Mauro Bellandi, ignorando i consigli del vescovo, i due sono quindi dichiarati “pubblici concubini” in forza del diritto canonico e di conseguenza scomunicati.

Sembra un fatto assai distante dalla realtà di oggi in cui la convivenza è prassi normale e non preclude neppure il matrimonio religioso, ma correvano gli anni Cinquanta, come si è detto, e quelle erano considerate donne cattive.

Come Franca Viola, che si rifiuta di sposare il suo stupratore e si dovrà aspettare il 1981 perché venga abolito il cosiddetto matrimonio riparatore e il 1996, in cui la Legge 66 sancirà finalmente lo stupro come un crimine contro la persona e non contro la morale.

Era scomoda, giusto per variare l’aggettivo, persino la teologa Adriana Zarri «una spina nel fianco di quella Chiesa tradizionale – continua Madeo -, da secoli arroccata dietro verità monolitiche». Con lei un folto gruppo di donne, laiche o religiose, tra cui storiche, antropologhe, filosofe e teologhe, appunto, che alzavano una voce autorevole per scardinare i silenzi della Chiesa.

Per tacere delle “cattive, cattivissime anzi streghe” che negli anni Settanta facevano nascere il Movimento di liberazione della donna, si raccoglievano in piccoli circoli per riflettere sulla loro condizione e manifestavano apertamente per il diritto di aborto.

Il libro propone una prospettiva storica dei fatti avvenuti nella seconda parte del Novecento quando le donne venivano classificate come ribelli, scostumate, additate dalla pubblica opinione, anche solo se provavano a parlare di anticoncezionali. Non si può negare l’utilità didattica di questo testo nei confronti delle nuove generazioni perché, scrive Madeo, in Donne cattivetroviamo “le madri delle ragazze del nuovo millennio”.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

QUI l’articolo originale: https://www.heraldo.it/2024/03/14/le-donne-cattiveche-raccontano-cinquantanni-di-storia-italiana/?fbclid=IwAR3K0ha-QfMDuuf-jnJ3INlKqgLGdPKKtafZHW578kIR3wkr0hXL7Y_JWoY