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Arlt – segnalazione su Provincia Granda

Arlt – segnalazione su Provincia Granda

Sabato 26 febbraio, alle 16 nella sala multimediale di via Bassi, l’Amministrazione comunale e la Biblioteca Civica di Ormea organizzano l’anteprima della presentazione nazionale di un libro appena finito di stampare che verrà successivamente presentato al “Salone del libro” di Torino.

«Si tratta della traduzione italiana della biografia di Roberto Arlt, vissuto tra il 1900 e il 1942 e considerato, insieme al suo contemporaneo Borges, uno dei padri della letteratura argentina – spiega Giorgio Ferraris, sindaco di Ormea -. Nato a Buenos Aires, nei suoi romanzi, racconti e articoli di giornale, per primo scrisse del popolo e sul popolo, sul suo ambiente, i suburbi di Buenos Aires, le fabbriche, la pampa, delle sue difficoltà e delle sue lotte. La biografia di Arlt di Sylvia Saitta intreccia la travagliata vita dello scrittore con le sue opere e i suoi personaggi».

«Il libro – spiega ancora Ferraris – è opera della ricercatrice e scrittrice argentina Saitta, che sarà collegata in videoconferenza alla presentazione, dove saranno presenti i due traduttori italiani dell’opera, Marino Magliani e Riccardo Ferrazzi, oltre al viceconsole argentino in Italia, Manrique Altavista».

Il sindaco di Ormea conclude: «Ringraziamo lo scrittore Marino Magliani che ha scelto Ormea per l’anteprima della presentazione di questa importante opera; lo consideriamo un omaggio e un ricordo delle tante persone che agli inizi del secolo scorso sono state costrette ad emigrare».

Arlt – segnalazione su L’Unione Monregalese

Arlt – segnalazione su L’Unione Monregalese

Sabato 26 febbraio, alle 16 nella sala multimediale di via Bassi, l’Amministrazione comunale e la Biblioteca di Ormea organizzano l’anteprima della presentazione nazionale del libro “Arlt, lo scrittore nel bosco di mattoni. Una biografia”, che verrà poi presentato al “Salone del libro” di Torino. Si tratta della traduzione italiana della biografia dello scrittore, drammaturgo e giornalista argentino Roberto Godofredo Christophersen Arlt, vissuto tra il 1900 e il 1942 e considerato, insieme al suo contemporaneo Borges, uno dei padri della letteratura argentina. Arlt, nei suoi romanzi, racconti e articoli di giornale, scrisse per primo del popolo e sul popolo, del suo ambiente (i barrios di Buenos Aires, le fabbriche, la pampa), delle sue difficoltà e delle sue lotte.

Il volume è opera della ricercatrice e scrittrice argentina Sylvia Saitta che intreccia la travagliata vita dello scrittore alle sue opere e ai suoi personaggi. L’autrice sabato sarà collegata in video-conferenza. In sala: i due traduttori italiani del volume, Marino Magliani e Riccardo Ferrazzi, oltre al vice console argentino in Italia Manrique Altavista. «Colgo l’occasione per ringraziare lo scrittore Marino Magliani che ha scelto Ormea per l’anteprima della presentazione dell’importante opera – anticipa il sindaco Giorgio Ferraris –, un fatto che consideriamo omaggio e ricordo delle tante persone che agli inizi del secolo scorso sono state costrette a emigrare e hanno scelto la terra argentina per cercare un futuro migliore».

Arlt – segnalazione su La Stampa

Arlt – segnalazione su La Stampa

Vita di Robert Arlt. L’anteprima della biografia

Nella sala multimedia delle ex scuole di via Bassi, il Comune e la Biblioteca civica di Ormea organizzano l’anteprima della presentazione nazionale di un libro, fresco di stampa, che sarà poi presentato al Salone del libro di Torino. È la traduzione italiana della biografia di Roberto Arlt, vissuto tra il 1900 e il 1942, ritenuto insieme al contemporaneo Borges uno dei padri della letteratura argentina. Nato a Buenos Aires, in romanzi, racconti e articoli di giornale per primo scrisse del popolo, del suo ambiente (suburbi di Buenos Aires, fabbriche, pampa), delle sue difficoltà e lotte.

«Arlt, lo scrittore nel bosco di mattoni. Una biografia» è opera della ricercatrice e scrittrice argentina Sylvia Saitta, che sarà collegata in videoconferenza. Alla presentazione di sabato a Ormea saranno presenti i traduttori italiani, Marino Magliani e Riccardo Ferrazzi, oltre al viceconsole argentino in Italia, Manrique Altavista. P.S.

[febbraio 2022]

Arlt – segnalazione sulla Stampa

Arlt – segnalazione sulla Stampa

Revelli e Magliani spiegano il mondo di Roberto Arlt

Incontro letterario lo scorso 27 febbraio al bar Ligure di Arma di Taggia promosso da Casa Balestra, di Molini di Triora, che scende così, per una volta, in riva al mare.

Ci saranno gli scrittori Giacomo Revelli e Marino Magliani, che ha appena tradotto (con Riccardo Ferrazzi) la biografia del collega argentino Roberto Arlt. Si soffermeranno inizialmente su questo testo. Toccherà quindi alla presentazione del libro «Arlt-Lo scrittore nel bosco di mattoni» di Sylvia Saitta (Miraggi Edizioni, Torino). Opera pubblicata nell’ambito del programma Sur di supporto alle traduzioni del Ministero degli Esteri. Conclusione con il libro «Il cannocchiale del tenente Dumont», uno delle rivelazioni dello scorso anno, scritto dallo stesso Marino Magliani. Quest’ultimo, scrittore di Prelà che si divide fra l’Italia e l’Olanda, sta vivendo un momento felice negli Stati Uniti dove i suoi libri sono saliti nella Top 20 dei più venduti. E, nelle versioni in inglese, sono venduti in Cina. Il suo ultimo libro è stato recensito, un termini molto favorevoli, da tutti i maggiori organi di informazione. M.C.

Arlt – segnalazione di Angelo Boselli sul SECOLO XIX

Arlt – segnalazione di Angelo Boselli sul SECOLO XIX

Presentazione letteraria in trasferta per l’associazione Casa Balestra

Evento letterario speciale ad Arma di Taggia, Marino Magliani dialogherà con lo scrittore Giacomo Revelli oggi alle 18 al bar Ligure, in piazza Tiziano Chierotti, organizzato dall’Associazione culturale Casa Balestra (in trasferta nell’occasione dalla sede di Molini di Triora).

In “Officina Magliani” i due protagonisti presenteranno la biografia dello scrittore argentino Robert Arlt tradotta da Marino Magliani e Riccardo Ferrazzi; si concentrerà poi l’attenzione sull’ultimo libro di Magliani. L’ingresso al bar Ligure potrà avvenire con Green pass, con consumazione obbligatoria. Si comincerà con il volume “Arlt-Lo scrittore nel bosco di mattoni” di Sylvia Saitta (Miraggi edizioni Torino), opera pubblicata nell’ambito del programma Sun di supporto alle traduzioni del ministero degli affari esteri, del commercio internazionale e del culto della Repubblica Argentina. Roberto Godofredo Christophersen Arlt, nato nel 1900 e deceduto nel 1942 a Buenos Aires, in Argentina, era uno scrittore, drammaturgo e giornalista. Figlio di un immigrato prussiano, KarlArlt, e di Ekatherine Iobstraibitzer, originaria di Trieste e di lingua italiana, ha pubblicato il suo primo romanzo nel 1926, “El juguete rabioso” (Il giocattolo rabbioso), la storia autobiografica di un ragazzino che fugge da scuola e si trova coinvolto in avventure di ogni tipo cercando di intraprendere una scalata sociale. Il secondo romanzo di Arlt, è stato “Los siete locos” (I sette pazzi) nel 1929, il terzo “Los Lanzallamas” (I lanciafiamme) nel 1931.

Al bar Ligure Marino Magliani presenterà il suo ultimo romanzo, “Il cannocchiale del tenente Dumont” (L’Orma editore). «Perché disertare non significa mica sbandato, uno sbanda e bene o male si risolve, ma disertare è qualcosa che non finisce, diventa una missione, una carriera. Un grado. A uno dovrebbero scriverlo sulla pietra». Marino Magliani vive tra la sua Liguria e la costa olandese, dove scrive e traduce. E’ autore di numerosi libri tra cui “Quella notte a Dolcedo” (Longanesi 2008), “L’esilio dei moscerini danzanti giapponesi” (Exorma 2017) e “Prima che te lo dicano altri” ( Chiare lettere 2018).

LA PIANURA DEGLI SCHERZI – recensione su 2000battute

LA PIANURA DEGLI SCHERZI – recensione su 2000battute

Prendo un respiro profondo e stropiccio gli occhi con le nocche dei pollici. Si dice ‘prendere un respiro’? ‘Nocche dei pollici’ è giusto? È buio sono le 11, di notte o di sera, non so come contiate voi le ore della sera e della notte, per me le 11 non sono né sera né notte, stanno in mezzo, un preludio e un prologo a seconda dei casi e dei gusti. Ho un pensiero: non scrivere dell’epidemia, neanche citarla. Ecco che l’ho già fatto invece. Ho un secondo pensiero: parlare per dire di non parlarne è parlarne, non parlarne è parlarne ugualmente, la parola è parola, il silenzio è anch’esso parola. Quindi cos’è silenzio? Il silenzio è solo l’assenza. Non di parola. Di corpo che emette parola o dita che scrivono parole o mani che gesticolano parole o sguardi che lanciano parole. Sono rimasto in silenzio. Se a qualcuno interessa sapere il motivo, non me lo chieda perché non c’è. Sono rimasto in silenzio perché mi sono assentato. Un certo giorno mi sono assentato, ma era già da un po’ che cuoceva l’assenza. Anche adesso in realtà sono in gran parte assente.

Ho letto questo Osvaldo Lamborghini che da un po’ stava in attesa, insieme a molti altri libri. Anche a voi capita di osservare dei libri che aspettano di essere letti e sentire come se fossero persone che aspettano di parlarvi e voi non date loro retta? Con sguardi lunari vi osservano e vi criticano per quel modo di fare scostante. Stiamo aspettando! Si muova! Ci ascolti! Talvolta mi fanno l’impressione di seccatori, di rompipalle pronti a tediarmi con le loro lagne e allora li guardo con astio, quella fila di libri disordinata che si ingrossa, mi viene da scagliarli in terra, dalla finestra, bruciarli. Bruciarli tutti. Mi viene sempre più spesso, ma forse è solo un’impressione o una bugia che mi venga sempre più spesso.

Osvaldo Lamborghini non si lascia leggere facilmente. Si lascia guardare, però, come una cantante da spettacolino di bettola scalcinata e sdrucita, una bagascia rinsecchita e puzzolente, ma pur sempre prima donna sulla quale ogni sguardo si vuole che cada. Se volete leggerlo andrete incontro a problemi. Se uno lo dicesse a me, ‘andrai incontro a problemi’, io mi ci tuffo subito con balzo bovino, ma magari non tutti hanno queste sciocche pulsioni. Per cui vi avverto, vi schiantate contro un platano.

Mentre lo leggevo mi domandavo: avresti voluto essere Osvaldo Lamborghini? Mi immaginavo scrivere come lui.

Carla Greta Teròn liberava la sua angoscia colpendosi con un grosso vibratore. La mia terza evacuazione fu pazzesca: schizzai fino al soffitto, che rimase come calpestato da zampe ferine, nonostante fosse solo merda. Allora il Folle non vide alternativa; venne verso di me, mi trascinò per i capelli nella mia stessa porcheria, e alzò, intento al castigo, la temibile-splendida FRUSTA.

e poi anche:

Cambiando discorso. per la verità mai nessuna morte è riuscita a turbarmi. Coloro che ho detto di amare e che sono morti, ammesso che l’abbia mai detto, amici inclusi, mi hanno regalato andandosene un sincero sentimento di liberazione. Era uno spazio vuoto quello che si apriva al mio scricchiolio.
Era uno spazio vuoto.
Era uno spazio vuoto.
Era uno spazio vuoto.
Ma arriverà anche per me. La mia morte sarà un altro parto solitario del quale non so nemmeno se serbo memoria.
Dalla torre fredda e di vetro. Da dove ho osservato poi il lavoro degli operai a giornata che mettevano in posa i binari della nuova ferrovia. Dalla torre eretta come se io potessi mai stare eretto. I corpi pazientemente si appiattiscono sui lavori appaltati. La morte piana, spianata, che mi lasciava vuoto e contratto. Io sono quello che soltanto ieri diceva e questo è quello che dico. La disperazione non mi ha mai abbandonato e il mio stile lo conferma alla lettera. Da quest’angolo di agonia la morte di un bambino proletario è un fatto perfettamente logico e naturale. È un fatto perfetto.

La veste grafica dei libri di Miraggi mi provoca un filo di inquietudine, una nausea ansiosa. Penso sempre che l’immagine di copertina potrebbe muoversi da un momento all’altro e cambiare di posto in quel grigiore del cartonato. È un grigio nebbia, nebbia fitta, nebbia brutta, nebbia di pianura, nebbia che nasconde fatti orrendi, volti sfigurati da smorfie di nausea. C’è scritto ‘Progetto grafico Miraggi’, l’hanno pensato proprio loro, Gente fenomenale, che conosce bene la nebbia.

Torno a Osvaldo Lamborghini. E così vuoi leggerlo anche tu? Sono passato alla prima persona singolare. È l’impazienza. Perché scrive in quel modo? Quelle cose? Quelle volgarità? Quelle mostruosità? Il culo sfondato della prostituta bambina. Il bambino proletario sventrato e sfondato? Il giapponese che sfonda culi. Osvaldo il frocio. Lamborghini la checca sfondata. Perché scrive in quel modo? Sei sicura di volerlo leggere? Ora prima persona singolare di genere femminile. Poi non scrive più, affianca parole. Suoni forse? Non so, non credo. Immagini? Distorsioni sensoriali? Ecco, forse qualcosa del genere. Distorsioni sensoriali. Alla fine sono distorsioni sensoriali quelle di Osvaldo Lamborghini. Avevo promesso di non parlarne, ma diavolo perché sono arrivato alle distorsioni sensoriali? È una notte come sono le notti di questa apatia agonizzante ed ecco che escono le distorsioni sensoriali. L’ha fatto apposta, non è Osvaldo Lamborghini, sono io che produco distorsioni sensoriali e le faccio saltare fuori dopo un lungo giro di parole che alla fine precipita proprio in quel punto: sulle distorsioni sensoriali. Che dite, era premeditato? Seconda persona plurale. Tu che mi sorridevi imbarazzata sei scomparsa, la nebbia paludosa di Miraggi è rientrata.

Pensi. Osvaldo Lamborghini. Ma guarda un po’ che nome. La prima volta che l’ho sentito pensavo fosse una marca di salami. Invece era uno scrittore, argentino per giunta. Lo scrittore delle distorsioni sensoriali. Dal salame alle distorsioni sensoriali. Non chiedermi Ma ti è piaciuto?, è fuori luogo, comportati adeguatamente, segui il codice di condotta, il lessico canonico, il protocollo. Non fare domande che rivelano la tua gentilezza. Osvaldo Lamborghini non piace. Pensa. Lo pensi. Una domanda migliore sarebbe Ma lo hai pensato? – Moltissimo! E ancora non smetto. Ecco bene, ora vediamo, che altra domanda potresti fare? Scordati di dire sciocchezze come lo hai accarezzato, annusato, sentito e fesserie del genere. Quelle le vai a fare con altri, non con Osvaldo Lamborghini. Lo hai digerito sciogliendolo nei succhi gastrici? No, riprova. Lo hai odiato? No, non l’ho odiato. Amato nemmeno. Non ho provato nulla. Ti fa pena Osvaldo Lamborghini, non è così? Lo guardi e gli occhi ti si riempiono di nebbia, vero? È questo il silenzio di cui parlavi prima, a Osvaldo Lamborghini stavi pensando, all’assenza che realizza con quelle frasi volgari, con gli sfondamenti, con la cacofonia, è l’assenza, è quell’assenza a cui ti riferivi, vero? L’ho capito, è il tuo modo di mantenere le distanze quello di distorcere le percezioni sensoriali, di confondere tutto, anche la nebbia paludosa, la nebbia di pianura, era tutto quanto Osvaldo Lamborghini e la pena che hai provato quel discorso senza capo né coda, ti immagino scrivere quelle parole e provare pena, per Osvaldo Lamborghini e per te stesso che ti immedesimi in Osvaldo Lamborghini. Ora capisco, sai?, cosa vuoi dire, cosa non vuoi dire. Vincenzo Barca è un bravissimo traduttore, e già lo sapevo. Qui c’è anche Carlo Alberto Montalto, che non conosco, ma del quale non posso che dire che è anche lui un bravissimo traduttore.

QUI L’ARTICOLO ORIGINALE:

LA PIANURA DEGLI SCHERZI di Osvaldo Lamborghini – recensione di Angelo Molica Franco sul Venerdì di Repubblica

LA PIANURA DEGLI SCHERZI di Osvaldo Lamborghini – recensione di Angelo Molica Franco sul Venerdì di Repubblica

LAMBORGHINI A TUTTO GAS VERSO IL PIACERE

Non c’è traccia di colpa o vergogna nei racconti dell’irregolare scrittore argentino Osvaldo Lamborghini (1940-1985). Lo riscopriamo oggi a poco più di trent’anni dalla morte grazie all’editore Miraggi che pubblica La pianura degli scherzi, una raccolta di quattro racconti che, per la loro impossibile aderenza a un canone già noto, sembrano provenire dal futuro.

Già César Aira lo eleva a «maestro», suo e degli scrittori argentini a venire, perché fu «qualcosa di eccezionalmente nuovo», scrive nella postfazione all’edizione completa in spagnolo delle sue opere. Pensatore arguto, in vita pubblicò molto poco, ma fu un personaggio stravagante. «Quel che fosse Osvaldo è difficile dirlo» prosegue Aira: «era un signore distinto, azzimato, dai modi aristocratici, un po’ altezzoso ma al tempo stesso molto affabile». Tuttavia, era anche capace di lasciarsi il pigiama sotto gli abiti da giorno. E poi, a letto mezzo svestito – com’è immortalato in molte fotografie – o seduto al tavolo da lavoro, scriveva circondato da pile di riviste pornografiche comprategli dalla moglie, da cui ritagliava le immagini per dedicarsi all’ancillare attività di pittore. Realizzava dipinti, fotomontaggi e collage che per la potenza evocativa richiamavano gli scatti più estremi di Robert Maplethorpe (nel 2015 tutta la sua produzione visuale è stata presentata al MACBA di Barcellona).

I protagonisti di questi quattro racconti vivono immersi, quasi annegati, nell’ambivalenza erotica tra delizia e dolore, tra l’essere vittime o autori del paciere. Eppure, soltanto all’apparenza è il sesso (e le sue perversioni) il centro d’attrazione della scrittura di Lamborghini, che invece lo utilizza e lo esaspera per estrarre alla fine il bello dal turpe: proprio come nei suoi quadri, anche in questi cuentos-collage (tradotti da Vincenzo Barca e Carlo Alberto Montaldo) i partecipanti a un’orgia di Il fiordo, il marchese gay e cocainomane di Sebregondi retrocede, le prostitute tratteggiate in Le figlie di Hegel e l’ambiguo ingegnere giapponese di La causa giusta vengono tutti colti mentre appagano i loro desideri. Nell’universo di Lamborghini è dunque il desiderio l’innesco di tutto. Ed è qui, mentre sottrae alla sua scrittura funambolica i concetti di salvezza e condanna, felicità o infelicità, e annulla ogni giudizio morale, che riesce a creare un mondo senza colpa o vergogna.

La rivoluzione generata da Lamborghini, la missione tutta politica della sua ispirazione per la quale è spesso accostato a Pasolini o Foucault, era liberare la letteratura argentina dal senso di colpa della tradizione culturale catto-europea (dunque dei conquistadores). E ci riesce benissimo.

 

QUI L’ARTICOLO ORIGINALE: