fbpx
“La notte dei botti”: la recensione di Giampiero Marano su criticaitalianablog.wordpress.com

“La notte dei botti”: la recensione di Giampiero Marano su criticaitalianablog.wordpress.com

Un’allegoria spietata del nuovo potere

Nel volgere di poche ore una serie di esplosioni semina il panico in città. Nel metrò e nelle strade presidiate da esercito e polizia le vittime si contano a centinaia, compresi dipendenti comunali, sindacalisti, medici e (sostiene qualcuno) lo stesso sindaco, tutti passati per le armi: è la “notte dei botti” che dà il titolo allo sconvolgente, coraggioso romanzo di Biagio Cepollaro, scritto tra il 1993 e il 1997 ma uscito soltanto quest’anno presso l’editore Miraggi. Cosa accade, allora, durante la notte dei botti? Il dominio della merce ha già raggiunto eccessi macroscopici: nonostante siano stati privatizzati addirittura l’aria e i colori, ora i nemici dello Stato sociale, dei vincoli, delle frontiere, i fanatici del “Grande Scroscio della Liquidità”, della “Grande Fiumana delle Libere Espressioni”, pretendono la resa totale della Politica e con un colpo di mano stanno per impossessarsi definitivamente della città.

Scriba, poeta-veggente che sembra rimbalzare nell’oggi da un passato arcaico, dotato com’è della facoltà di ascoltare i sogni altrui, si muove in bicicletta sull’autostrada, pedalando per ore fra carcasse di macchine incendiate, crateri nell’asfalto e cadaveri riversi. Il suo scopo è raccontare la notte dei botti a partire “da quello che uno sente col naso”, “dal non farsi illusioni, dal mettere le mani nelle piaghe”: tutto ciò, si direbbe citando alcuni versi di Cepollaro stesso, per “provare il non-detto / e la sua deflagrazione” (dalla raccolta Scribeide, 1993) e comprendere così il senso di un mondo diventato sempre più oscuro, imperscrutabile. Ma anche Scriba sogna, e in sogno vede i Resistenti ammassarsi in cima all’autostrada, pronti all’azione contro il Nuovo Potere: “Cavalieri a piedi nudi, in piedi, sui cavalli… Centinaia di cavalieri che fanno acrobazie, che saltano da un cavallo all’altro… Cavalli e cavalieri che invadono le strade e le piazze della città disegnando festose figure… Piramidi di cavalieri alte quanto gli edifici…  È la prima vera sfida alla Notte dei Botti”. La visione di Scriba si realizzerà concretamente? I Resistenti sapranno organizzare un movimento di opposizione? E saranno poi così forti e numerosi da liberare la città?

L’allegoria della Notte dei botti offre una esemplificazione da manuale del “post-modernismo critico” teorizzato da Cepollaro e dal Gruppo 93, sia sul versante dello stile, sempre teso e sorvegliato nella sua polifonia, sia, soprattutto, per la denuncia tempestiva e spietata dell’ascesa di un capitalismo estremo, eversivo, fattosi più che mai violento dopo il crollo dei freni costituzionali social-democratici impostigli nel “Trentennio glorioso”. La durezza e la potenza del giudizio sul nostro tempo espresso in questo romanzo non sono inferiori a quelle del quasi coevo Le mosche del capitale di Paolo Volponi, nonostante qui ci si focalizzi più spesso sulle classi subalterne, il cui linguaggio è restituito fedelmente nell’”oratura” di Cepollaro. Se infine si volesse assegnare la notte dei botti a un punto preciso della storia recente, a mio parere non bisognerà pensare soltanto agli esordi del ventennio berlusconiano ma a eventi come il varo del Trattato di Maastricht o il golpe extraparlamentare di Mani Pulite che segnano la fine dell’esperienza essenzialmente sovranista della Prima Repubblica e l’avvento del finanzcapitalismo trans-nazionale.

Giampiero Marano

Trovi la recensione di Giampiero Marano anche qui
https://criticaitalianablog.wordpress.com/2018/09/06/unallegoria-spietata-del-nuovo-potere/

 

“La notte dei botti”: la recensione di Mirco Salvadori su Rockerilla

“La notte dei botti”: la recensione di Mirco Salvadori su Rockerilla

Cosa succede esattamente durante la Notte dei Botti? La forza narrativa di questo distopico, intenso e non semplice romanzo sta tutta nel raccontare il non descrivibile, nel dar voce a personaggi indefiniti, capaci di riferire come vero ciò che non lo è e viceversa. In una notte come tante si odono dei botti, le persone vengono deviate verso le autostrade e raccolte negli autogrill che ben presto si trasformano in centri di detenzione. Coloro che non subiscono questa sorte vivono nell’angoscia del dubbio, si inizia ad odiare apertamente chi prima si biasimava, si inizia a percepire chiaramente l’odore acre della paura, ma paura di cosa, di che? Un crescendo virale di violenza scatenata da alcune parole sentite e riferite, dal rumore dei botti. Una guerra tra poveri che un po’ vedono, un po’ hanno ascoltato e molto hanno immaginato. Un romanzo scritto tra il ’93 e il ’97 e pubblicato solo ora, una rosa profetica che annienta e inquieta
Mirco Salvadori

“La notte dei botti”: la recensione di Mirco Salvadori su Rockerilla

“La notte dei botti” libro del giorno a Fahrenheit

Il 22 agosto “La notte dei botti” di Biagio Cepollaro è stato scelto da Fahrenheit come libro del giorno. La storica trasmissione di Rai Radio 3 lo ha presentato così: “Un romanzo profetico sulla notte della repubblica, scritto più di trent’anni fa, che resta profetico anche mentre vediamo quelle previsioni avversarsi. La scrittura visionaria di un grande autore che mescola l’alto e il basso, gioco col tempo e con lo spazio, moltiplica i punti di vista e cantilena le sue ripetizioni creando un’atmosfera chiusa e ossessiva”. Per chi non avesse potuto ascoltare la trasmissione, vi mettiamo a disposizione il podcast

https://www.raiplayradio.it/audio/2018/08/FAHRENHEIT—Il-libro-del-giorno—Biagio-Cepollaro-La-notte-dei-botti-Miraggi-e333693e-6643-4bd7-9645-66cb34a29948.html

“La notte dei botti”: la recensione di Mirco Salvadori su Rockerilla

“La notte dei botti”: la recensione di Mauro Trotta su il Manifesto

Forse sono solo i poeti a possedere quello sguardo che riesce a illuminare il presente e, a volte di luce nera, quello che si appresta ad arrivare. Biagio Cepollaro, napoletano, ma da tempo residente a Milano, è un poeta; tra i fondatori dell’esperienza del Gruppo 93, successivamente – e su stimolo di Nanni Balestrini – decide di cimentarsi con la forma romanzo. Nasce così, nella seconda metà degli anni Novanta, La notte dei botti, dai primi anni Duemila disponibile solo in rete sul suo sito, oggi, finalmente, diventato libro cartaceo grazie alla Miraggi edizioni (pp. 143, euro 14).
Erano anni, quelli, in cui, come dice lo stesso Cepollaro nella nota posposta al testo, si annunciava «un ventennio politico che per alcuni di noi si profilava oscuramente come una notte lunga, la vera notte della Repubblica, un tunnel interminabile».
Si trattava, allora, di gettare lo sguardo in quell’abisso, utilizzando il solo strumento a disposizione del poeta, la scrittura. Ed è appunto quello che fa Cepollaro, il quale, però, la utilizza anche in una sorta di raddoppiamento. Quasi come in un gioco di specchi non è solo l’autore a scrivere il libro, ma anche il personaggio principale, non a caso chiamato lo Scriba, a registrare quello che vede ma anche i suoi sogni, i suoi incubi insieme a quelli altrui.
A un certo punto si convince di aver compreso quello che è realmente accaduto e cosa si prepara, il suo problema è comunicarlo agli altri, trovare una lingua in grado di farlo.
Il tutto mentre in bicicletta si allontana dall’autogrill dove è stato indirizzato e rinchiuso – insieme a tanti altri – dopo quella notte particolare e misteriosa, la «Notte dei Botti», in attesa di mitici accertamenti. Già, perché dopo quella notte segnata da esplosioni e boati, quella notte che alcuni chiamano della «Libera Espressione», sembra sia saltato ogni equilibrio, ogni forma di violenza si è scatenata, mentre gli elicotteri delle forze dell’ordine volteggiano, l’odio si impadronisce delle «brave persone» e si appunta contro ogni luogo antagonista, come il Centro di Nanna, Mommo, Singa o le librerie di quartiere. Alle spalle di tutto, poi, sembra ci sia un’organizzazione che vuole impadronirsi non solo del potere ma dell’intera vita, dell’intera esistenza dei cittadini.
Nella narrazione, emergono quelle caratteristiche che segnano ancora oggi la nostra esistenza: la frammentazione del lavoro, la flessibilità, l’autosfruttamento, per cui lavori di più e guadagni di meno, ma non ti ribelli e poi contro chi vuoi ribellarti se sei convinto che sei tu il padrone di te stesso, sono tuoi i mezzi di produzione? E allora il rancore, l’odio verso l’altro, verso il diverso che è sicuramente tutta colpa sua. È una storia nuova che assomiglia tanto a quella vecchia. «Solo che questa ci vuole convinti. Ci vuole giù con la testa piegata. Non basta più il prete non basta più la mamma. Ci vuole da soli a piegare la testa. Anzi ci vuole contenti di piegare la testa».
E se nel sogno dello Scriba arriveranno i Resistenti sui loro cavalli, quei mitici Resistenti che pare si siano radunati alla fine dell’autostrada dove lui si sta dirigendo pedalando senza sosta, nel suo incubo il mondo non ha più l’orizzonte.
Biagio Cepollaro, insomma, ha raccontato vent’anni fa una storia che continua a riguardare tutti e che, anzi, col passare del tempo sembra aver acquisito ancora più forza. Il tutto con una scrittura davvero particolare e poetica, ricca di simboli e di anafore. E di allitterazioni indimenticabili come: «Perché s’imboscano l’abbondanza». E alla fine il lettore può anche ritrovarsi come il Sadri che, leggendo i versi che lo Scriba manda continuamente non sa «se c’è un codice o sono le solite minchiate dei poeti».

Mauro Trotta