Pubblicata da Miraggi Edizioni è arrivata per la prima volta in Italia Close to the Knives: A Memoir of Disintegration (Sul filo della lama: Memorie della disintegrazione), l’incendiaria raccolta di scritti autobiografici dell’artista e attivista statunitense David Wojnarowicz (1954-1992) tradotta da Chiara Correndo e con una postfazione di Jonathan Bazzi.

David Wojnarowicz si dedicò alla lotta per i diritti delle persone malate di Aids spaziando tra più mezzi di espressione, dalla prosa sperimentale alla pittura, dal video alla fotografia. Morì trentasettenne a causa del virus, dopo aver perso negli anni molti dei propri amici per lo stesso motivo. Sopravvissuto a un padre violento e alla vita di strada come sex worker, divenne conosciuto nella scena artistica newyorkese downtown.
Ho voluto incontrare Chiara Correndo, traduttrice del libro, ricercatrice e portavoce dell’opera di David Wojnarowicz in Italia, per farle alcune domande su David e il suo modo di rapportarsi all’immagine, tema su cui torna a più riprese lungo tutto il corso della sua scrittura.
Come ti sei imbattuta in David Wojnarowicz, innanzitutto?
Per caso. Cinque anni fa, al Torino Film Festival, ero andata a vedere la proiezione di un regista argentino. A un certo punto, nel film, il protagonista prende un libro da uno scaffale e ne legge una citazione così bella che ho voluto subito cercare di chi fosse. Era David Wojnarowicz. Avevo visto che non esisteva una traduzione in italiano di questo libro e così mi sono attivata.
QUI l’intervista integrale: https://www.snaporaz.online/corpo-a-corpo-con-david-wojnarowicz-intervista-a-chiara-correndo/
(contenuto in abbonamento)
