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Poesie dal campo di concentramento

Traduzione di: Lara Fortunato
Collana: janus|giano

8,9916,00

Una manciata di poesie scritte nei lager, da cui non ha fatto ritorno, e salvate, sono la memoria viva trasmessa al mondo dal poeta e pittore Josef Čapek, fratello maggiore di Karel.
Prima edizione italiana, a cura di Lara Fortunato.

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Data di pubblicazione 2019
Formato 13,5x19
Numero di pagine 160
EAN Cartaceo 9788833860275
Codice a barre

«Josef Čapek scrisse le sue prime e ultime poesie nel campo di concentramento di Sachsenhausen, dall’inverno del 1942 all’inverno del 1945. Vi arrivò dopo un calvario, le cui stazioni furono la prigione praghese di Pakrac e i campi di concentramento di Dachau e Buchenwald. […] Durante gli ultimi anni di prigionia scrisse ininterrottamente ed ebbe anche modo di ritornare sui testi e apportare modifiche. Le poesie di Josef Čapek trovarono presto tra i compagni di prigionia cecoslovacchi i primi lettori. […]
Il 25 febbraio del 1945 Josef Čapek venne trasportato nel campo di concentramento di Bergen-Belsen, dove morì, probabilmente a causa dell’epidemia di tifo che decimò i prigionieri rimasti nel lager. Čapek scrisse la sua ultima poesia, Prima del grande viaggio, in prossimità dell’ultimo trasporto.
Vi sono versi in cui egli prova a dare conto del suo paradosso, ossia della impossibilità stessa della poesia di fronte alla realtà del campo di concentramento. A tratti i componimenti si fanno cronache condensate dello sterminio in atto, riuscendo a ignorare del tutto la miseria degli aguzzini, per porre invece al centro la condizione dei prigionieri. Infine è la stessa devozione per tutto il creato, di cui Josef era pervaso, quella religiosità priva di qualsiasi dogmatismo confessionale a infrangersi contro la realtà del campo di concentramento.»
[dall’Introduzione di Lara Fortunato]

Le edizioni
La prima edizione delle poesie risale al 1946 (Fr. Borový, Praha) e si deve alla cura del poeta Vladimír Holan, al quale, Jarmila Čapek, moglie di Josef, aveva dato in lettura le poesie ricevute durante la guerra. Le edizioni successive (Odeon, Praga, 1980 – Triáda, Praga, 2010), curate dal critico letterario Jiří Opelík, presentano una ricostruzione puntuale e completa dell’intera raccolta che conta in tutto 121 poesie. Di recente in Germania è stata pubblicata in traduzione (con testo a fronte) una scelta di poesie (Josef Čapek, Gedichte aus dem KZ, Arco, Wuppertal, 2016), curata da Urs Heftrich – che ne è anche il traduttore – e Jiří Opelík. L’edizione tedesca contiene 44 poesie.
La traduzione italiana è condotta sul testo dell’edizione ceca del 2010 (così come quella tedesca). Intendiamo presentare al pubblico italiano un numero significativo di poesie che sia rappresentativo dell’intera raccolta.

Josef Čapek

Josef Capek (Hronov, 23 marzo 1887 – Bergen Belsen, aprile 1945) è stato un pittore e scrittore ceco, e appartiene alla stessa generazione di Franz Kafka. Fratello di Karel Capek, fu autore di varie opere in collaborazione col fratello (tra cui Della vita degli insetti, 1925), ma ne scrisse anche altre autonomamente. Tra queste Lelio (1917) e La terra dei molti nomi (1923). Fu l'inventore della parola "Robot". Morì nell'aprile del 1945 nel campo di concentramento di Bergen-Belsen, in Germania, dove venne deportato a causa del suo atteggiamento ostile nei confronti della politica di Hitler e del Führer stesso. Durante la prigionia scrisse Básne z koncentracního tabora, una raccolta di poesie, pubblicato postumo nel 1946.

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