Una bellissima serata, a Sarnico, per la presentazione del nuovo libro di Enrico de Tavonatti, edito da Miraggi Edizioni. Racconti molesti e piccoli aneddoti emersi nella conversazione dell’autore con Giangilberto Monti. La splendida sala della Pinacoteca Gianni Bellini, incapace di contenere i tanti appassionati accorsi ad ascoltare de Tavonatti, tra sentimenti forti, passioni travolgenti, e smarrimenti personali. Tra ironia ed erotismo selvaggio. Riviviamo quei momenti attraverso il servizio che Bergamo Tv ha dedicato a Sarnico e alla serata.
Enrico De Tavonatti di professione fa l’imprenditore, e lo fa bene. Ha creato una municipalizzata che si occupa di smaltimento dei rifiuti nella provincia di Bergamo e che rappresenta un’anomalia in Italia: produce sempre utili. De Tavonatti stesso è un’anomalia, perché scrive. Racconti molesti è il libro con cui esordisce per Miraggi, nella collana Golem.
Perché questo titolo?
“Perché parlo di situazioni che si insinuano nella vita in maniera inaspettata. Sono come il gesto che fai per scacciare una mosca noiosa, entrano nella monotonia di mezza età in cui tutto sembrerebbe ormai appianato e già stabilito. In questi racconti accade invece qualcosa di erotico, erotico inteso come forza generatrice, che sconvolge le esistenze e che obbliga a prendere una decisione, magari in una direzione non auspicabile. Le risposte dei miei personaggi non sempre producono buoni esiti”.
Parliamo di Nebbia, che apre una serie di sette storie.
“Era un racconto lungo, che ho riadattato. Parla di un uomo sui 35 anni, atteso dalla moglie a Parigi per festeggiare l’anniversario di matrimonio. Lui rimanda sempre fino a quando decide di partire, ma a Linate c’è – per l’appunto – la nebbia e i voli sono annullati. Una nuova scusa per non andare da lei, però una persona gli suggerisce di prendere il treno, viaggiare di notte e arrivare la mattina dopo. L’uomo si lascia convincere, senonché proprio sul treno incontra una donna che gli confonderà le certezze e che gli farà capire che un’esistenza è tutt’altro che finita a 35 anni. La vita dura finché c’è la vita stessa”.
Qual è il racconto cui è più affezionato?
“Fermo posta. Parla di una donna di mezza età, separata dal marito. Di ritorno da una cena trova una rivista erotica sotto i portici di piazza Duomo a Milano: la raccoglie, la sfoglia e si lascia attrarre dagli annunci per incontri. Scrive a un’altra donna e… È il primo racconto che ho scritto e che avevo lasciato in un cassetto, salvo tirarlo fuori un giorno per sfida. Con gli amici discutevamo di un libro di Busi, che ha prodotto ottime cose alternandole ad altre di basso profilo. “Per scrivere così non è necessario scomodare i grandi” e ho recuperato Fermo posta per dimostrargli che era vero”.
Prima dei racconti c’era stato un romanzo.
“Maria Assunte Frassine, per fortuna o per forza. È la storia di una prostituta bresciana, che lavorava al Carmine, un quartiere oggi alla moda ma che 40 anni fa era il centro del sesso mercenario. La vicenda parte da una chiesa dove lei è entrata per pregare perché ha vinto alla lotteria. Una fortuna che la emancipa ma che lei si era già costruita nel tempo, perché aveva accantonato dei soldi: una rendita andata di pari passo con il crescente disinteresse per se stessa e per la professione, visto che arriva a pesare 110 chili. Chiude con quella vita, fa un viaggio a Montecatini dove incontra un nobile napoletano, impotente, e comincia un’altra esistenza”.
L’eros fa sempre da filo conduttore.
“L’eros azzera e resetta la condizione degli esseri umani. Le persone cambiano di fronte a una grande disgrazia oppure davanti a un amore travolgente. Ho voluto parlare di questo secondo aspetto”.
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