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Il dottor Krakatite, ovvero: come ho imparato a non preoccuparmi e ad amare la bomba

Krakatite è il viaggio onirico e febbricitante di uno scienziato pazzo al termine della tecnica. Una odissea fiabesca e moderna in cui il delirante ingegner Prokop vaga, sbandato e allucinato, alla ricerca di chi vuole sottrargli il segreto della sua invenzione: La krakatite. Un esplosivo instabile e complicatissimo, frutto dei deliri geniali del protagonista, capace di distruggere case, città, nazioni. Dalla formula incomprensibile, che detona solo due volte a settimana,  investendo senza limiti e senza pietà chiunque abbia intorno. Nato dalla fantasia terribile di Karel Capek, nel 1924, il romanzo Krakatite è una riflessione spietata ed esilarante sul ruolo della tecnica, sui limiti delle ambizioni umane, sul ruolo della scienza. Una scienza di cui Capek, nel suo romanzo, edito per la prima volta in Italia grazie a Miraggi edizioni, ha visto i lati oscuri durante la guerra. Scoprendo i sogni della ragione che si trasformano negli incubi degli uomini,come nell’inferno di metallo della prima guerra mondiale. La krakatite di Capek, diventa il riflesso dell’animo umano, l’agente provocatore mefistofelico delle ambizioni del mondo. Di fronte ad essa ognuno mostra la sua faccia più deteriore, più mostruosa, più autentica. Trasformando gli amici in rivali, i finanziatori in tiranni, le amanti in approfittatrici, gli utopisti in sterminatori sanguinari. Le disavventure di Prokop iniziano in una Praga surreale, dove lo scienziato vaga ferito e delirante dopo l’esplosione del suo laboratorio, incontrando un suo ex compagno di studi, il professor Tomes, a cui rivela la sua geniale invenzione. Il primo ritratto di Prokop è quello di un personaggio grottesco ed eccentrico, un losco figuro demenziale  e affascinante. Tra il Raskolnikov di Delitto e Castigo e il Rintaro Okabe di Steins;gate. Un idealista dai facili sproloqui, un personaggio di carattere grottesco dalla psicologia profonda e complessa. Che non passa un momento del romanzo sotto i 37 e 8 di febbre, ironico e dolce, scalmanato e completamente folle. Sequestrato da magnati anglofoni, sedotto da inarrivabili principesse tartare, rapito da bande di anarchici che lo vorrebbero padrone del mondo. Le vicende di Prokop lo rendono il personaggio più straordinario del romanzo, per la sua ricerca dell’assoluto, della sostanza chimica di dio, della grande invenzione che cambierà la storia dell’umanità. Un figlio del secolo, ma soprattutto una vittima del suo tempo, un animo irrequieto e controcorrente. Che non si fida delle seduzioni del potere, dei capricci del denaro, degli orrori che hanno creato gli uomini e di cui non vuole macchiarsi. Ostinato come un personaggio di Dostoevskij tra i turbamenti della sua anima, tra l’amore e il denaro e la scelta che ritiene giusta. Tra scegliere l’amore, il potere, la ricchezza o i suoi principi. Krakatite si presenta come un viaggio di redenzione di Prokop, una analisi sulla tecnica e le follie umane. Una redenzione che porta Prokop ad abbandonare le illusioni, la superbia e il culto vago dell’umanità, per cercare non di innalzare gli uomini, ma di aiutarli, non di distruggere il mondo, ma di migliorarlo. A Miraggi va il grande merito di aver mostrato al lettore italiano questo grande romanzo di Karel Capek, perché se un giorno ci volessimo chiedere come avrebbe scritto Dostoevskij un romanzo di fantascienza, probabilmente dovremmo leggere Krakatite.

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