Louis Berenstein, in seguito a una delusione amorosa, si trasferisce in un palazzo residenziale nel Lower East Side di Manhattan. A gestirlo è Zed Palver, losco proprietario di una sorta di parco dei divertimenti per adulti, un labirinto infernale chiamato il Paradiso. Nel palazzo, il tipico edificio newyorkese in mattoni anneriti con la scala antincendio a vista, Louis incontra Theodore, graziosa trapezista del circo che cerca di far crollare il suo desiderio di solitudine e di frenare il suo scivolare nel baratro dell’alcol. Nel mezzo della tormentata relazione con la trapezista, Louis conosce anche Ernest, uno strano pittore con cui discute di arte, vita, ispirazione e di quanto l’immaginazione aiuti a vivere; Bertha, femme fatale decadente e perspicace che lavora come cameriera all’ultimo piano del Paradiso, la “ sala dei fenicotteri ”; il liftboy del Paradiso, ragazzetto luciferino che vorrebbe ricalcare le orme di Zed; Hamlet e Braccio di Ferro, poco rassicuranti addetti alla sicurezza… Incontra soprattutto se stesso, anche se pare non riconoscersi, tra le plumbee mattinate di New York, gli sprazzi di sole radente nei tardi pomeriggi tra le fila dei palazzi, i blackout improvvisi e l’onnipresente luce rosa confetto che promana dalle insegne del Paradiso, vezzosi e ammiccanti fenicotteri al neon.
Aaron Klopstein nacque in Galizia a Tysmenitz nel 1907 ed emigrò con la madre negli Stati uniti all’età di quattro anni, trasferendosi nel Lower East Side. Di famiglia ebraica, presto si allontanò dalle proprie origini e divenne una delle figure più vivaci del sottobosco culturale newyorchese. Artista sfortunato, fu ammirato da scrittori del calibro di F.S. Fitzgerald ed Ernest Hemingway, con cui però i rapporti si interruppero a seguito di una furiosa litigata. Ossessionato da demoni personali e da manie di persecuzione, scrisse con diversi pseudonimi su riviste pulp per tirare a campare e presto cadde nella dipendenza dall’alcool. I suoi romanzi, fra cui “I perdenti” e “Il mago cinese”, usciti in poche copie, vennero riscoperti da Raymond Chandler, che ne fu un profondo ammiratore. Nel dopoguerra, venne quasi completamente dimenticato e le prime edizioni dei suoi libri sono diventate un cimelio per collezionisti, venendo battute all’asta per parecchie migliaia di dollari. Morì suicida in una casa di cura nel Greenwich Village nel 1961. John Houston più volte pensò di realizzare un film dal suo “I perdenti”, che però non vide mai la luce.
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