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Recensione di «Ore di piombo» su «Blow Up Magazine»

Recensione di «Ore di piombo» su «Blow Up Magazine»

di Alice Pisu

Nasce dal dissenso l’urgenza della scrittrice ceca Radka Denemarková di comporre un romanzo-tempio sulla Cina, dopo viaggi e incontri che l’hanno portata a riflettere sullo scarto tra la percezione di sfaldamento e trasformazione sociale e la rappresentazione di equilibrio e armonia. Le tetre affinità con un’idea di controllo collettivo vissuto nella Cecoslovacchia della normalizzazione producono nella scrittrice un senso di contaminazione, in un “vortice di censura e autocensura”. Voce di spicco del dibattito pubblico ceco, Denemarková è autrice di saggi, opere teatrali, romanzi, e traduttrice di Tokarczuk, Müler e Stavaric.

Ha ottenuto per la quarta volta il prestigioso Magnesia Litera con Ore di piombo, costato il bando perpetuo dalla Cina, anche per la vicinanza con gli attivisti del manifesto Charta 08 (ispirato alla Charta 7 dei dissidenti cecoslovacchi). Definito un romanzo di perenne stupore, di dialoghi socratici, di domande, iniziazioni e variazioni dolorose, è un “peculiare diario di viaggio nell’anima dell’Europa e nell’anima di un pezzo d’Asia”. Con un racconto fluviale strutturato su stratificazioni di storie di soggetti che incarnano visioni agli antipodi e con una narrazione dal passo apparentemente favolistico in cui si avvicendano Scrittrice, Ragazza Cinese, Madre Cinese, Programmatore, Diplomatico, Studentessa Americana, Avvocato, etc., l’opera riflette sugli esiti individuali e collettivi dei totalitarismi. Denemarková si approccia a questo tema faustiano, polisemico, archetipale vestendolo di nuovo”, attraverso lo studio narrativo di “questo animale che chiamiamo società, in un romanzo di concreto realismo e infusa astrazione”. Tra diario di viaggio, romanzo corale, saggio filosofico, studio poetico, indagine sociologica, il romanzo si regge su frammenti ricomposti del dialogo aperto tra Oriente e Occidente da cui emerge una vicinanza di destini per condizionamenti famigliari, alienazione contemporanea, confinamento nella norma, logoramento delle reti sociali canonizzate dalla parvenza coesa. L’opera è intesa come un corpo vivo in trasformazione e risponde a impulsi diversi a seconda dei luoghi e dei tempi che abita. Ala crisi dell’individuo che si riverbera anche nelle arti e, in particolare, nella letteratura, Denemarkova contrappone l’esempio di Václav Havel, a cui si ispira nel misurare il rigore etico di un paese. Tra le influenze il realismo russo; le visioni kafkiane dell’intrico inquieto originato da un cocente smarrimento esistenziale tra incognite spirituali; lo studio dell’anomalia in Bernard, in particolare nelle riflessioni sull’isolamento e l’annientamento dell’essere umano nel racconto della solitudine in rapporto al paesaggio. La peculiare visione del tempo nell’opera, che a tratti abbandona la presa sul contemporaneo in favore di una fratturazione del discorso lirico in movimenti, cela rimandi alla poesia ceca proletaria, surrealista, civile. L’elogio della dissonanza riluce in un’opera maestosa, che si contrae in un’espressività minimalista di gusto orientale nel cogliere sfumature recondite dell’animo, e si espande in un flusso di storie interconnesse, descrizioni urbane, affreschi sull’irrequietezza, dissertazioni ideologiche. 

Il titolo omaggia Dickinson e rimanda alla sensazione di scrivere con il piombo intorno ai polsi. Nel bilico tra adesione al noto e aperture fantastiche, la presenza animale evoca una tensione tra libertà e controllo simboleggiata da cornacchie nere, gazze azzurre e gatti sapienti. Il riconoscimento della coesistenza in Cina di socialismo e capitalismo, e la sua definizione come uno splendido campo di concentramento dai confini impermeabili e al contempo un giardino fiorito, passano attraverso l’analisi dell’Europa centrale per riflettere sul significato della propaganda nel trasfigurare gli eventi, e della menzogna come un “camaleonte non rieducabile”. Denemarková riconosce una comunanza tra il ciclo di singole vicende esistenziali e quello della storia dell’umanità, in bilico tra atrocità e rinascite, in una vana ricerca identitaria. Nel confronto tra realtà diverse, la cifra comune è l’impronta patriarcale nei condizionamenti individuali, nelle politiche sociali, nel controllo del concepimento: “Lo Stato si pianta a gambe divaricate davanti a un corpo e decide”. Immortala un’umanità malata di burn-out, infettata da razzismo, antisemitismo, sessismo e zelo patriottico, a cui contrappone l’appiglio fornito dalla scrittura come atto di difesa, come fuga dalla disperazione e come tentativo di decifrare il codice della solitudine delle parole”. L’opera è un ritratto allucinato di paesi dal personale Olocausto, dotati di un subconscio dove prospera la mentalità dei popoli: uno studio che con una lirica cifra visionaria consegna interrogativi su ciò che sostanzia la moralità, sull’autorità della coscienza e sulla fusione della crisi dell’individuo con la crisi dell’umanità.

Recensione a «Ore di piombo» su Universoletterario.it

Recensione a «Ore di piombo» su Universoletterario.it

di alelitartculturapop

Ore di piombo di Radka Denemarková, edito in Italia da Miraggi Edizioni, è un romanzo mastodontico e denso che intreccia le storie di vari personaggi provenienti da Europa, America e Cina. L’autrice riflette su come le loro vite si incrocino e si trasformino in un contesto globale di tensioni, disuguaglianze e lotte per i diritti umani.

Tra le figure centrali troviamo uno scrittore ceco, un diplomatico, una giovane studentessa americana e imprenditori che navigano nella complessità della Cina contemporanea. La narrazione è guidata da Scrittrice, un alter ego che rappresenta la coscienza democratica e la resistenza intellettuale. Il titolo stesso, Ore di piombo, richiama una condizione di stasi e apatia che si ispira alla poesie di Emily Dickinson in cui l’ora di piombo rappresenta un momento di paralisi emotiva e morale. Questo tema permea l’intero romanzo, simboleggiando una società globale intrappolata tra oppressione politica, consumismo e perdita di ideali.

I temi principali del romanzo

Denemaková esplora le intersezioni tra Oriente e Occidente, mettendo a nudo le ipocrisie e le somiglianze tra due mondi che si percepiscono come opposti. Da una parte c’è l’Europa, che appare stanca e consumata, incapace di difendere i suoi valori democratici; dall’altra, la Cina, rappresentata come un colosso in rapida crescita ma soffocato da un controllo oppressivo.

La globalizzazione, lungi dall’essere un processo armonioso, diventa nel romanzo un meccanismo che amplifica le disuguaglianze e porta a una colonizzazione culturale reciproca. Un elemento chiave del romanzo è l’analisi della violazione sistematica dei diritti umani, in particolare in Cina, ma con riferimenti anche ai fallimenti delle democrazie occidentali. La figura di Scrittrice diventa quindi un simbolo della lotta contro le ingiustizie, un richiamo all’impegno intellettuale e alla necessità di alzare la voce contro ogni forma di oppressione.

I personaggi del romanzo vivono una profonda alienazione, non solo geografica ma anche interiore. Il trasferirsi da un continente all’altro non porta soluzioni, ma acuisce il senso di estraneità. Questa perdita di radici e identità è descritta con una precisione dolorosa, riflettendo una condizione universale nel mondo contemporaneo.

L’ora di piombo è arrivata per tutti noi. Non ci sono eroi, solo sopravvissuti.

I personaggi e il loro sviluppo

I personaggi, sebbene diversi per background e motivazioni, condividono una condizione di fragilità. Scrittrice è il fulcro morale e intellettuale del romanzo, una figura che incarna la necessità di resistere all’indifferenza e di agire in nome della giustizia.

Il diplomatico e l’imprenditore ceco rappresentano due facce dell’Europa contemporanea. il primo cerca di mantenere una facciata di ordine, mentre il secondo è attratto dalle opportunità economiche della Cina, ignorandone le implicazioni etiche.

E, infine, la studentessa americana è un simbolo della giovinezza globale, intrappolata tra l’idealismo e la rassegnazione.

Ogni personaggio riflette le contraddizioni di un mondo interconnesso, ma frammentato.

Non importa dove vai: l’oppressione si nasconde ovunque, sotto maschere diverse.

Stile di scrittura e tematiche filosofico-politiche

Radka Denemarková adotta uno stile ricco e stratificato, intrecciando citazioni filosofiche e letterarie (Confucio, Václav Havel, Emily Dickinson) con dialoghi incisivi e descrizioni vividissime, che incantano il lettore. La narrazione è frammentaria, una scelta che rispecchia la complessità del mondo che descrive, dove ogni storia individuale è un tassello di un mosaico più grande.

L’autrice utilizza un linguaggio visionario, poetico, che invita il lettore a riflettere oltre la superficie. La struttura, tuttavia, può risultare impegnativa, perché richiede attenzione e una certa familiarità con i temi trattati per cogliere appieno la portata del romanzo.

La scrittrice non si limita a raccontare una storia: il suo romanzo è una meditazione sulla condizione umana in un’epoca di grandi cambiamenti. I riferimenti a filosofi e scrittori non sono mai decorativi, ma strumenti per ampliare la portata della narrazione. La tensione tra libertà e controllo, tra progresso e perdita di valori, è costante e viene esplorata con una profonda rarità.

Radka Denemarková

Nata nel 1968, è una delle scrittrici ceche più celebri e influenti della scena contemporanea, nonché figura di spicco nel dibattito politico e culturale del suo paese. Autrice versatile, ha scritto tantissime cose tra cui romanzi, saggi, opere teatrali e sceneggiature. Oltre a essere un’affermata traduttrice di letteratura tedesca, con autori di rilievo come Herta Müller e Michael Stavaric.

Denermarková ha studiato letteratura ceca e tedesca presso l’Università Carlo IV di Praga e lavora come ricercatrice presso l’istituto di Letteratura Ceca dell’Accademia delle Scienze della Repubblica Ceca. La sua abilità artistica e intellettuale le ha permesso di ottenere per ben quattro volte il prestigioso premio letterario Magnesia Litera. Le sue opere sono tradotte in oltre venti lingue, hanno ricevuto numerosi riconoscimenti internazionali, tra cui il: Literary Prize of Styria e il Brücke Berlin Preis nel 2022 e l’Austrian Franz Kafka Preis e l’European Tolerance Price nel 2024.

Il suo impegno politico e le sue posizioni critiche nei confronti del governo cinese l’hanno condotta al bando perpertuo dalla Cina nel 2017, ben prima della pubblicazione di Ore di piombo.

In conclusione

Ore di piombo è un romanzo complesso, che richiede impegno, ma ripaga con una prospettiva unica e profonda sul mondo contemporaneo. La scrittura di Dernemarková è potente e stimolante, capace di catturare la mente e il cuore.

Ore di piombo è un’opera visionaria che intreccia storie personali e collettive per riflettere sulle tensioni di un mondo globalizzato. Con una scrittura densa e ricca di significati, Radka Denermarková offre un romanzo che non solo intrattiene, ma invita alla riflessione. Una lettura impegnativa, ma imprescindibile per chi cerca opere che esplorano le complessità del nostro tempo.

Anteprima di «Ore di piombo» di Radka Denemarková su «Satisfiction»

Anteprima di «Ore di piombo» di Radka Denemarková su «Satisfiction»

di Carlo Tortarolo

La civiltà in parole: “La vita ti scaglia addosso i suoi temi con violenza. Le parole che in Europa piovono da ogni dove non significano niente. Le parole che in Cina si pesano su bilance minuscole significano vita o morte”.

Un riparo insalubre: “Rifiutare il senso di protezione in cui ti culla l’ignoranza, questo è il fine; l’ignoranza è una strategia di sopravvivenza, la più efficace”.

La saggezza del Maestro: “La via è ciò da cui, neanche per un istante, ci si può allontanare. Se fosse possibile allontanarsi da essa, non sarebbe la via”.

È in libreria dal 30 Ottobre Ore di piombo di Radka Denemarková (Miraggi edizioni 2024 pp. 928, € 36, con traduzione dal ceco di Laura Angeloni).

L’autrice è una delle più note scrittrici ceche contemporanee e una delle voci politiche più apprezzate del paese. Ha studiato letteratura tedesca e boema all’Università Karlova di Praga ed è ricercatrice presso l’Istituto di Letteratura Ceca dell’Accademia delle Scienze della Repubblica Ceca. Altri libri pubblicati in italiano sono: I soldi di Hitler(Keller, 2012) e Contributo alla storia della gioia (Sovera, 2018), entrambi tradotti da A. Zavettieri.

Ore di piombo è un romanzo che ci aiuta a comprendere la Cina di oggi, ma che forse ci farà scoprire ancora di più su ciò che siamo noi e la nostra Europa.

Un romanzo straordinario che non solo ci offre una finestra sulla Cina contemporanea, ma che potrebbe rivelarci ancor di più su chi siamo noi e sulla nostra Europa.

Una galleria di personaggi simbolici -un imprenditore ceco con la moglie e la figlia adolescente, un Diplomatico, un Programmatore, una Studentessa americana, un Amico, una Ragazza cinese-intrecciano le loro vite nel cuore della Cina. 

Animati dal desiderio di una nuova esistenza, libera dai traumi del passato e dai pesi familiari, si ritrovano però intrappolati in ruoli che sembrano predestinati, guardiani di un ordine immutabile. Un Occidente soggiogato dal mito del profitto si fonde con un Oriente dalle radici antiche, entrambi fondati su un capitalismo “dispotico”. Personaggi fiabeschi, come due gatti filosofi, la gazza azzurra e i corvi, arricchiscono il racconto, mentre le esili voci dei dissidenti, i non rieducabili, sono sempre più emarginate, minacciate, punite, eliminate.

Le vicende dei protagonisti si intrecciano e sono pervase dalla presenza di Scrittrice, un’eroina dei nostri tempi, convinta sostenitrice dei valori democratici e dei diritti civili. Il suo influsso su ciascuno di loro è profondo, talvolta con conseguenze fatali. Ognuno vive una frattura personale che rispecchia quella collettiva: il vecchio mondo europeo è giunto a un punto di non ritorno, e l’intera società sta attraversando la sua “ora di piombo”, un’epoca di apatia rassegnata, frenesia vana, asservimento a un consumismo sfrenato.

In questo imponente romanzo, l’autrice esplora a fondo i due mondi, mescolando con maestria citazioni di Confucio, Havel e altri pensatori, nell’incontro-scontro tra culture apparentemente distanti eppure ormai così simili, smarrite in una globalizzazione che amplifica i loro aspetti peggiori. 

QUI l’articolo originale: https://www.satisfiction.eu/radka-denemarkova-anteprima-ore-di-piombo/

La Cina è sorriso e ubbidienza, segnalazione di «Ore di piombo» su «Tuttolibri – La Stampa»

La Cina è sorriso e ubbidienza, segnalazione di «Ore di piombo» su «Tuttolibri – La Stampa»

di Cesare Martinetti

Qui nessuno esprime la sua opinione. Qui valgono solo le opinioni collettive… l’ignoranza è una strategia di sopravvivenza, la più efficace…La Cina è sorriso e pazienza».

La scrittrice ceca Radka Denemarková ambienta in Cina una rappresentazione globale delle nevrosi contemporanee in un originale e fluviale romanzo da 900 pagine che da Praga ci porta a Pechino, attraverso le vite e gli incontri di personaggi simbolici: Scrittrice (l’eroina del racconto), Program-matore, Imprenditore, Diplomatico, Amico, Studentessa americana, Ragazza cinese, Madre cinese, i Dissidenti non rieducabili, i Gatti filosofi ed altri animali, come nelle fiabe.

Il libro si intitola Ore di piombo, è tradotto da Laura Angeloni, ed esce dall’editore Miraggi nella collana NováVIna che prende il nome dalla Nouvelle Vague della Primavera di Praga. Entrano in questo esercizio letterario citazioni di Václav Havel, il poeta-presidente della resurrezione nazionale post 1989, e continui riferimento a Confucio, in una tradizione che nemmeno la rivoluzione culturale aveva intaccato: «In cima alla piramide c’è l’ubbidienza ai genitori… Ogni politico, ogni imprenditore, giura devozione all’altissimo Segretario del Partito Comunista… I cinesi l’ubbidienza ce l’hanno nelle ossa… La Cina è la caricatura della disperazione degli ex detenuti appena usciti dal carcere». Si respira lo humour nero e surreale degli scrittori cechi, poesia, invenzione, la denuncia cruda delle ipocrisie europee sulla violazione dei diritti umani: «L’Occidente finanzia con molta generosità tutto cio che si accompagna all’aggettivo tibetano, soprattutto se ha a che fare con monaci, pratiche di guarigione, artisti, misticismo. Ma non è disposto ad appoggiare i tibetani nella loro battaglia contro i cinesi per la liberazione del Tibet». La Cina – dice Scrittrice – si sta comprando il mondo.