Festa per i 15 anni di Miraggi Edizioni, dedicata a Giorgio Olmoti Magazzino sul Po/Salone OFF Un sogno clandestino tra ‘stracci e ossa’ in musica e parole scritte, cantate, sognate
Giorgio e il suo inseparabile Nash
Il Salone del Libro 2025, sezione Off quest’anno ha ospitato tra i suoi eventi un racconto tra musica e storie dedicato al compleanno di Miraggi editore e alla figura di Giorgio Olmoti, scrittore e (anche) storico collaboratore de L’Isola che non c’era, recentemente scomparso, che mantiene vivo il suo ricordo con le parole scritte e cantate che in occasioni come questa fioriscono in nuove storie e canzoni per mano, strumenti e voce di molti amici scrittori e musicisti.
Ma prima di raccontare l’incontro dedicato ad Olmoti, una veloce ma doverosa panoramica su chi questo incontro l’ha ospitato. Miraggi dunque.
Nasce a Torino e debutta al Salone del libro nel 2010, non certo in sordina, e quest’anno festeggia in musica e parole i suoi 15 anni di resistenza sottotraccia e sottopelle. Un’editrice così non può nascere a caso, svanirebbe in un lampo. Miraggi editore nasce con un’idea fissa, anzi due, da un lato una maniacale cura redazionale e grafica, a cui si aggiunge uno stile progettuale subito riconoscibile, dall’altro la scelta di pubblicare libri che guardano a nuove tendenze e nuovi scenari in tutti i continenti. Sono tre i protagonisti di Miraggi: Alessandro De Vito (responsabile della collana Ceca), Fabio Mendolicchio e Davide Reina.
Ci sono testi nati in italiano e testi tradotti dal mondo, e tutte le collane fanno riferimento alla “letteratura di contrabbando”, a opere spesso censurate, nascoste, a volte proibite. Tra queste la collana di letteratura ceca NováVlna, ‘Nouvelle Vague’, chiaro riferimento alla libertà e creatività artistica degli anni della Primavera di Praga. Nata nel 2017 e attualmente unica nel panorama editoriale italiano, ha in De Vito un curatore d’eccezione, madrelingua, fine traduttore e profondo conoscitore della materia; poi la collana Tamizdat, termine che nel blocco comunista e in Urss indicava le opere straniere, per lo più occidentali, fatte circolare clandestinamente; Scafiblù, collana il cui nome prende spunto dalle imbarcazioni utilizzate per il contrabbando delle sigarette a Napoli, con autori italiani che, per stile e contenuti, seguono sempre vie non ordinarie, diffidando del canone, e infine Janus|Giano, la preziosa collana dedicata alle traduzioni con testo a fronte di poesia, prosa, lirica.
Miraggi è dunque per progetto e per scelta un editore sottotraccia, cammina e si muove con acuta determinazione in una direzione piuttosto ostinata restando nella cifra della qualità delle sue ricercate penne. I suoi autori portano ognuno il respiro di una letteratura senza confini, nell’idea, perfettamente espressa di recente da una delle autrici di punta dell’editrice, un’intellettuale lucidissima, Radka Denemarková, che esista LA LETTERATURA, che non ha bisogno di essere confinata in una lingua, in un luogo o in momento storico, in quanto capace di rompere ogni diaframma. Il suo meraviglioso ‘Ore di piombo’ testimonia bene questo sentire. “Viviamo il tempo degli oligarchi narcisisti, che considerano il mondo un giocattolo privato” dice, e ancora “Io sono una scrittrice e una cittadina, e il XX secolo ci ha insegnato che il diritto di criticare è importantissimo. Un diritto che da una parte fa paura, ma dall’altra costituisce la nostra grande forza. Ha notato che una delle prime misure messe in atto da tutti i sistemi autoritari è quella di condizionare gli scrittori? Perché rappresentano lo specchio del potere. La censura è sempre tragica, ma allo stesso tempo è anche una buona notizia: significa che la voce della letteratura è ancora forte”.
E poi il tema dei diritti, dell’ascolto, della cura, e la letteratura per Miraggi è tutto questo. Sempre coltivando le produzioni dal basso, quelle che non passano dai grandi media, quelle che non hanno canali social e vetrine che portano storia e vite di margine, non per contenuti ma per scelta sociale. Margine è essere e sentirsi clandestini alla Manu Chao, non dimenticare i rumori di fondo, far passare le parole oltre le lacche e le cronache effimere, gettare ponti per mondi letterari in comunicazione, e letteratura sono anche le parole delle canzoni, i testi di un fumetto, letteratura sono le narrazioni che vogliono arrivare e che portano l’energia della comunicazione, la parola e la musica. Infatti Miraggi ospita sovente tra le sue pagine scrittori che si occupano anche della scrittura di testi di canzoni, perchè la convinzione che abbiamo è che i mondi siano contigui e senza filtro o pareti. Margine è essere e sentirsi clandestini alla Manu Chao, non dimenticare i rumori di fondo, far passare le parole oltre le lacche e le cronache effimere e gettare ponti per mondi letterari in comunicazione, e letteratura sono anche le parole delle canzoni, i testi di un fumetto, letteratura sono le narrazioni che voglio arrivare e che portano l’energia della comunicazione, la parola e la musica. Infatti Miraggi ospita sovente tra le sue pagine scrittori che si occupano anche della scrittura di testi di canzoni, perché la convinzione che abbiamo è che i mondi siano contigui e senza filtro e pareti.
C’è il mondo intero nelle pagine di Miraggi, il mondo nelle storie di Luca Ragagnin, proposto allo Strega nel 2019 da Alessandro Barbero con il suo ‘Pontescuro’, o con il suo ‘Bambino intermittente’, in quelle di celiniana memoria di profondi confini interiori e di deserti abitati da dolenti umanità di Giorgio Olmoti, con il suo ‘Stracci e ossa’, o ancora di Luca Quarin con ‘Di sangue e di ferro’ (qui insieme in una foto di repertorio), e poi ancora Enrico Pastore o Eric Gobetti nel suo particolarissimo ‘Le straordinarie avventure del professor Toti nel mondo dei cevapcici’. Ogni anno una piccola preziosa produzione si arricchisce di nuovi titoli, di nuove scoperte, di nuovi sentieri di esplorazione letteraria, storica antropologica, poetica, umana.
Le ultime opere, le più recenti e le future, sono ancora dedicate al diverso, ai margini.
Per esempio ‘Sul filo della lama: Memorie della disintegrazione’, di David Wojnarowicz o i cinque volumi di prossima pubblicazione di Boumi Rabal, già in libreria in ordine cronologico a partire dal 2025.
Ecco questa è Miraggi editore, è esigente e non fa sconti, un laboratorio dove si sperimentano linguaggi. A dimostrazione ancora una volta che la creazione artistica ha i suoi percorsi scoscesi, complessi, spesso lenti oltre molte vite, ma come un fiume carsico scompare, riappare, scompare ancora ma continua a scorrere, a fluire, a sperare, a essere vitale.
E adesso la strada in musica per raccontare questa storia.
Federico Sirianni, Valeria Quarta (percussioni) e Veronica Perego (basso)
Il pomeriggio del Salone off, nella splendida scelta del Magazzino sul Po, storico locale dei Murazzi lato Buscaglione, affacciato sul fiume che corre lì a un passo dall’aperitivo, ha offerto un bel dibattito su quanto sia legittimo sognare, e quanto sia resistente chi rimane coerente al suo obiettivo e prova e spezzare il pregiudizio del “non potrai mai farlo” di cui ognuno di noi ha una bella collezione. Già lì la musica scaldava motori e parole ed era più forte dell’acqua.
La serata è partita poi all’interno del locale, con una sapiente introduzione del maestro di cerimonie Federico Sirianni che, insieme a Valeria Quarta alle percussioni e Veronica Perego al basso, accoglie uno per uno gli artisti, guida e lascia snocciolare in una lunghissima serata presenze poetiche, musicali, racconti, performante teatrali. Ognuno ha attinto alla sua storia, alle sue parole, ai suoi percorsi e li ha mescolati sul palco offrendoli all’ascolto.
Da Miriam Gallea a Stefania Rosso, dalla fisarmonica incantata di Matteo Castellan alle parole cesellate di Enrico Remmert, e poi un robusto Luca Morino, signore del palco e del suo pubblico, accanto alla levità determinata di Liana Marino. Seguono le parole di un racconto di Giorgio Olmoti, che aleggiano e ballano sui tasti delle chitarre, e poi la voce salda di Paolo Archetti Maestri (qui in altro durante la sua esibizione) e quella timbrica e profonda di Tiberio Ferracane che canta magistralmente e a cappella Lu pisce spada di Modugno, e poi ancora Mao, e Carlo Pestelli con la sua Clelia o Jeio Freschi con il Tun cul carburo che suona più forte di una bomba. E ancora le parole sonore, sghembe e acute di Domenico Mungo, l’emozione di Arsenio Bravuomo che riesce a diventare colore poetico e calore arancio vivo, la voce & note di Lory Muratti e Andy Bluvertigo con la loro meravigliosa performance.
Lory Muratti e Andy dei Bluvertigo
E ce ne sarebbero da dire, da Luca Quarin ad Alessandra Racca fino all’invenzione della parola a manovella di Guido Catalano, poeta elegante che trascina con l’ironia del paradosso e della sottigliezza, e ancora un elenco infinito di testimoni, di creativi innocenti e resistenti, che hanno dimostrato una volta di più che su un palcoscenico si possono fare magie democratiche che incantano e abbracciano tutti e a tutti arrivano come paradigma di sogno ma anche di impegno civile, con un solo pensiero di piuma a Giorgio e un motore che spinge potente verso l’invenzione. Essere ed esserci insieme, nei suoni autoriali e nelle parole dei poeti, condividendo una storia come questa, non è scontato, non è facile, ma è infinitamente generoso, alto, gesto unico di amore e paradosso, è un taglio che ci fa sentire ancora una volta vivi, e con la musica dentro e addosso, in quel filo sottile che Giorgio metteva “tra l’aorta e l’intenzione”, ci si sente al sicuro in questa incertezza amata, voluta, infine scelta. Finché ci saranno visioni ne varrà certamente la pena.
Questa è una delle immagini che Giorgio amava vivere, respirare, quando rientrava dai suoi viaggi
Servizio fotografico dell’evento a Magazzino sul Po, a cura di Ivano Antonazzo.
Le foto di Giorgio Olmoti sono prese dal suo profilo ufficiale
Il brano – il cui video è girato al celebre Plastic di Milano – è tratto da ‘L’ora delle distanze’ il libro e disco che vede la collaborazione tra i due artisti.
Un salto temporale. Seguito da un tuffo vertiginoso in un mondo elettrico e caleidoscopico. Sono le sensazioni che restituisce La caduta, il nuovo singolo che, a dirla tutta, nuovo non è ma inedito sì, di Lory Muratti e Andy dei Bluvertigo, mentre ci catapulta in un universo sospeso nel tempo e nello spazio. Un progetto visivo, nato due decenni fa e che ancora oggi pulsa con immutata potenza, viene ora arricchito da una nuova tappa con il videoclip “lungo vent’anni” dopo che era stato messo in letargo per così tanto tempo. Non per consunzione, ma perché è come se aspettasse il momento giusto per risorgere.
A dare il via al revival visionario L’ora delle distanze, il libro pubblicato dal duo lo scorso settembre (Miraggi Edizioni), che ha riportato in superficie quelle canzoni e quelle immagini che sembravano evaporate. Non era così. È bastato che tornassero a guardarsi dentro: «E lì, nelle nostre profondità – raccontano i due artisti – che si annidano le forze e la voglia di continuare controcorrente. Farlo tendendo una mano a chi ci è accanto, ascoltando e condividendo il percorso, è più facile e ha un senso ancora più profondo». Infatti il romanzo era una sorta di porta d’ingresso per una “contro-realtà” affollata di personaggi post-punk, glamour e rock’n’roll, anime ribelli e colorate che si muovono come ombre danzanti tra le opere fluo create dallo stesso Andy. In perfetto stile Muratti & Bluvertigo, L’ora delle distanze è anche un vinile 45 giri (Riff Records/the house of love), per chi vive di musica ancora in parte tattile e dalle distorsioni vintage, e poter «immaginare un presente dove i sogni e il colore resistono contro una realtà sempre più corrotta e in bianco e nero».
Per celebrare il ritorno, Muratti e Andy hanno scelto un luogo simbolo della notte milanese come il Plastic, in occasione della one-night Popstarz Memorabilia. Qui, in uno spazio-tempo che si avvolge su se stesso, vecchie e nuove immagini si mescolano, creando una realtà alternativa, e dialogano con i riverberi delle immagini di loro stessi nel passato, in un affascinante gioco di specchi. Nel videoclip li accompagnano la performer Xena Zupanic e il Principe Maurice, figure tanto enigmatiche quanto potenti. Presenze che, come spettri dall’aria nostalgica e abbacinante, popolano anche le pagine del libro. Il risultato? Una festa per gli occhi e la mente. Da usare con cautela, però, il rischio è di non riuscire più a tornare nella realtà. Non a caso, già il romanzo ci metteva in guardia: «Le voci arrivano sempre più chiare. Non sono più solo e proseguo verso nuovi incontri e nuove speranze che tengono impegnate la testa e le mani con le quali mi diverto a disegnare per aria. Adesso che ricordo di saperlo fare, non ho più alcuna intenzione di smettere. Ci sono notti in cui gli oggetti cadono e questa è decisamente una di quelle».
Riportiamo di seguito il comunicato stampa della Fondazione Cini, organizzatrice del Premio Benno Geiger per la traduzione poetica.
La cerimonia di premiazione si svolgerà lunedì 11 novembre 2024 alle ore 17 presso la Fondzione Cini, a Venezia, sull’Isola di San Giorgio Maggiore.
Venezia, Isola di San Giorgio Maggiore
Sala del Soffitto
11 novembre 2024, ore 17:00
Daniele Ventre e Martina Napolitano vincono il Premio per la Traduzione Poetica ‘Benno Geiger’ conferito dalla Fondazione Giorgio Cini
La premiazione dei due traduttori avverrà lunedì 11 novembre 2024. Per l’occasione l’ispanista Pietro Taravacci terrà una prolusione sul tema della traduzione poetica. Conferite inoltre quattro menzioni speciali e la borsa di studio trimestrale. Annunciati i nuovi bandi 2025.
Daniele Ventre vince all’unanimità il Premio per la Traduzione Poetica ‘Benno Geiger’2024 con la raffinata traduzione dell’Odissea di Omero (Ponte alle Grazie Editore, 2023). A ricevere invece il Premio “Giovane Traduttore” 2024 è Martina Napolitano per il suo lavoro sul Trittico di Saša Sokolov (Miraggi Edizioni, 2024). I due traduttori verranno premiati lunedì 11 novembre alle ore 17:00 nel corso di una cerimonia presso la Sala del Soffitto della Fondazione Giorgio Cini.
Entrambi gli studiosi vantano un’ampia esperienza professionale nel campo della traduzione.
Daniele Ventre (Napoli, 1974) è dottore di ricerca in Filologia classica presso l’Università Federico II di Napoli e insegna lingue classiche nei licei. Ha pubblicato numerose traduzioni dal greco e dal latino e nel 2021 èrisultato vincitore del Premio Nazionale Speciale per la Traduzione, conferito dal Ministero della Cultura.
Martina Napolitano (Pordenone, 1992) è ricercatrice in Slavistica presso la Sezione di Studi in Lingue Moderne per Interpreti e Traduttori dell’università di Trieste, dove insegna lingua russa e traduzione.
Il Premio Geiger
La Fondazione Giorgio Cini ha istituito nel 2014 il premio internazionale di traduzione poetica in memoria di Benno Geiger, dal valore di quattromila euro, per volontà testamentaria della figlia Elsa Geiger Ariè, per valorizzare e studiare il fondo letterario del padre, da lei stessa donato alla Fondazione alla fine degli anni ’70.
Benno Geiger (1882-1965), scrittore e critico d’arte austriaco, è autore, oltre che di importanti scritti di storia dell’arte e di poesie, di pregevoli traduzioni in lingua tedesca di alcuni classici della poesia italiana tra i quali la Divina Commedia di Dante Alighieri, il Canzoniere e i Trionfi di Francesco Petrarca. Visse per gran parte della sua vita a Venezia e ne divenne cittadino adottivo.
Il fondo Geiger, da allora conservato sull’Isola di San Giorgio Maggiore, comprende lettere, pubblicazioni, fotografie, bozze, appunti. La parte più consistente sono le lettere che l’intellettuale scambiò nel corso della sua vita con oltre cinquecento corrispondenti autorevoli: da Hofmannsthal a Rilke, da Kokoschka a Bernard, da Perosi a Bossi, da Pascoli a Borgese e Comisso. Alle lettere si aggiungono alcune pubblicazioni di Geiger, manoscritti preparatori delle sue traduzioni in tedesco, corrispondenza con gli editori e altro materiale minore. La Fondazione custodisce un ritratto di Benno Geiger dipinto da Emile Bernard, anch’esso dono della figlia Elsa.
La cerimonia di premiazione l’11 novembre 2024
Questa undicesima edizione del Premio ha ricevuto settantaquattro opere da quarantasette case editrici differenti, dalle più grandi e generaliste alle più piccole e indipendenti. Le lingue d’origine delle traduzioni coprono un grande ventaglio, dall’inglese al greco antico, dal portoghese al gaelico scozzese.
Sottolinea Renata Codello, Segretario Generale della Fondazione Giorgio Cini: «La significativa partecipazione al Premio Geiger è prova della vitalità del settore editoriale da parte di giovani traduttori e riflette il grande interesse per una iniziativa così prestigiosa parte della nostra tradizione. Ancora una volta la Fondazione Giorgio Cini si conferma un punto di riferimento e tiene fede alla sua vocazione di luogo di ospitalità per studiosi e ricercatori che qui possono risiedere per brevi o medi periodi e trovare un patrimonio a cui attingere per i propri studi».
La giuria del Premio Geiger, presieduta dal filologo Francesco Zambon, è composta da scrittori, critici, docenti universitari ed esperti di traduzione: Elena Agazzi, Franco Buffoni, Snežana Milinković, Alessandro Niero e Pietro Taravacci.
Visto il numero di candidature ricevute, superiori a qualunque altra edizione precedente, i membri della giuria hanno ritenuto opportuno raddoppiare le menzioni speciali, includendo due giovani traduttrici e due traduttori con maggiore esperienza. I nomi messi in rilievo sono stati quelli di Dafne Graziano per la traduzione de Il cane ha sempre fame di Anja Kampmann (La Nave di Teseo, 2024) e Valentina Colonna per il lavoro sul testo Casa dell’acqua di Àngeles Mora (Anima Mundi, 2023). A queste segnalazioni si aggiungono i lavori di Giulia Poggi sui Quaranta Sonetti Giocosi di Luis De Gongora (Molesini Editore, 2024) e Andrea Ceccherelli per Il congedo dei messi greci, di Jan Kochanowski (Valigie Rosse, 2024).
La cerimonia di consegna del premio, l’11 novembre (ore 17:00), aperta al pubblico, sarà introdotta da Pietro Taravacci,, ispanista, già docente all’Università di Trento, coordinatore del SEMPER (Seminario Permanente di Poesia) e della rivista letteraria (di fascia A) TICONTRE: Teoria Testo Traduzione; dirige inoltre la collana Bibliotheca Iberica, presso l’editore Dell’Orso di Alessandria. La sua prolusione sulla traduzione poetica sarà dedicata alle sfide linguistiche e culturali che i traduttori si trovano di fronte.
Durante la cerimonia sarà inoltre conferita unaborsa di studio residenziale dalla durata di tre mesi a Claudia Cippitelli, selezionata dalla commissione da una rosa di quattro candidature, che lavorerà al progetto di ricerca Benno Geiger e la literarische Moderne. Ricostruzione di una costellazione. Questo lavoro si concentra sul ruolo di Benno Geiger come critico d’arte, aspetto meno esplorato della sua figura ma non per questo meno importante.
Nella stessa occasione verrà annunciata la pubblicazione dei nuovi bandi per il 2025: il Bando del Premio per la Traduzione Poetica e il Bando per una borsa di studio residenziale trimestrale. Potranno concorrere al Premio per la Traduzione Poetica le traduzioni italiane di opere poetiche da lingue occidentali antiche, medievali e moderne pubblicate negli ultimi due anni e regolarmente in commercio. Potranno partecipare al bando per una Borsa trimestrale residenziale dottorandi italiani e internazionali con progetti di ricerca in ambito letterario, da svolgere presso la Fondazione Giorgio Cini.
Ingresso libero fino esaurimento posti disponibili.
La civiltà in parole: “La vita ti scaglia addosso i suoi temi con violenza. Le parole che in Europa piovono da ogni dove non significano niente. Le parole che in Cina si pesano su bilance minuscole significano vita o morte”.
Un riparo insalubre: “Rifiutare il senso di protezione in cui ti culla l’ignoranza, questo è il fine; l’ignoranza è una strategia di sopravvivenza, la più efficace”.
La saggezza del Maestro: “La via è ciò da cui, neanche per un istante, ci si può allontanare. Se fosse possibile allontanarsi da essa, non sarebbe la via”.
È in libreria dal 30 Ottobre Ore di piombo di Radka Denemarková (Miraggi edizioni 2024 pp. 928, € 36, con traduzione dal ceco di Laura Angeloni).
L’autrice è una delle più note scrittrici ceche contemporanee e una delle voci politiche più apprezzate del paese. Ha studiato letteratura tedesca e boema all’Università Karlova di Praga ed è ricercatrice presso l’Istituto di Letteratura Ceca dell’Accademia delle Scienze della Repubblica Ceca. Altri libri pubblicati in italiano sono: I soldi di Hitler(Keller, 2012) e Contributo alla storia della gioia (Sovera, 2018), entrambi tradotti da A. Zavettieri.
Ore di piombo è un romanzo che ci aiuta a comprendere la Cina di oggi, ma che forse ci farà scoprire ancora di più su ciò che siamo noi e la nostra Europa.
Un romanzo straordinario che non solo ci offre una finestra sulla Cina contemporanea, ma che potrebbe rivelarci ancor di più su chi siamo noi e sulla nostra Europa.
Una galleria di personaggi simbolici -un imprenditore ceco con la moglie e la figlia adolescente, un Diplomatico, un Programmatore, una Studentessa americana, un Amico, una Ragazza cinese-intrecciano le loro vite nel cuore della Cina.
Animati dal desiderio di una nuova esistenza, libera dai traumi del passato e dai pesi familiari, si ritrovano però intrappolati in ruoli che sembrano predestinati, guardiani di un ordine immutabile. Un Occidente soggiogato dal mito del profitto si fonde con un Oriente dalle radici antiche, entrambi fondati su un capitalismo “dispotico”. Personaggi fiabeschi, come due gatti filosofi, la gazza azzurra e i corvi, arricchiscono il racconto, mentre le esili voci dei dissidenti, i non rieducabili, sono sempre più emarginate, minacciate, punite, eliminate.
Le vicende dei protagonisti si intrecciano e sono pervase dalla presenza di Scrittrice, un’eroina dei nostri tempi, convinta sostenitrice dei valori democratici e dei diritti civili. Il suo influsso su ciascuno di loro è profondo, talvolta con conseguenze fatali. Ognuno vive una frattura personale che rispecchia quella collettiva: il vecchio mondo europeo è giunto a un punto di non ritorno, e l’intera società sta attraversando la sua “ora di piombo”, un’epoca di apatia rassegnata, frenesia vana, asservimento a un consumismo sfrenato.
In questo imponente romanzo, l’autrice esplora a fondo i due mondi, mescolando con maestria citazioni di Confucio, Havel e altri pensatori, nell’incontro-scontro tra culture apparentemente distanti eppure ormai così simili, smarrite in una globalizzazione che amplifica i loro aspetti peggiori.
Lory Muratti accompagna l’icona glam-rock-blues Dana Gillespie e presenta il suo libro Torno per dirvi tutto nella 13ª puntata del mitico Nuovo Roxy Bar di Red Ronnie.
[…] La terzina finalista dei graphic novel è composta da Isometria della memoria di Davide Passoni, Miraggi Edizioni, affascinante viaggio nella memoria, attraverso poesie, documenti e disegni realizzati in assonometria isometrica. Secondo titolo è La nave verde da un romanzo di Francesco Verso, adattato da Gabriele Bitossi, illustrato da Pietro Depalma, Future Fiction, racconto solarpunk che risponde a suo modo al dramma dei profughi politico-climatici. Completa la terzina Cervello di gallina esordio di Silvia Righetti con Coconino press-Fandango, insolito racconto di fantascienza intimista con protagonista una ragazza che lotta per affrancarsi dal passato. [articolo di Gino Santini]
Quarta mandata di titoli in gara per il Premio Strega: dal lavoro degli Amici della domenica (membri del nucleo storico della giuria) ecco la nuova dozzina di libri che dovranno – con gli altri, e siamo a 48 – contendersi l’ingresso nell’Olimpo dei 12 finalisti e affrontare la selezione della cinquina, prima della finale del 7 luglio. La novità più evidente? Il candidato della fede.
Hotel Padreterno di Roberto Pazzi (La nave di Teseo), presentato da Massimo Onofri, è stato infatti già «recensito» da un Lettore d’eccezione: Papa Francesco, che ha inviato un elogio personale all’autore. Forse perché è un libro visionario che racconta di un miracolo moderno. Di un Dio che scende tra gli uomini (questa volta senza inviare il figlio), per «tornare a capire l’umanità». E lo fa incarnandosi in un uomo di 78 anni, cappotto e borsalino nero, che incontra un bambino nella metropolitana di Roma.
La madre è spaventata da quell’uomo che si compiace di parlare col figlio; ma lo sconosciuto finirà col guarire il bambino da un tumore al cervello, con la sola imposizione delle mani. «Quell’uomo vorrà provare tutto della vita degli uomini, perfino l’innamoramento», rivela l’autore.
C’è un piccolo protagonista anche in un altro libro entrato nella selezione: è Il bambino intermittente di Luca Ragagnin (Miraggi Edizioni), che ricostruisce la realtà attraverso l’incontenibile immaginazione di un bimbo straordinario, un piccolo impacciato ma iperattivo, problematico ma poetico, che «trova Dio in una cabina da spiaggia… poi lo perde in una mensa sotterranea».
Tra le segnalazioni emerge poi quella di «un affresco unico della società culturale italiana e americana, e di quella comunità di intellettuali italiani che si ritrova, per caso o destino, a New York»: è Una disperata vitalità di Giorgio van Straten (HarperCollins), romanziere e traduttore, già direttore dell’Istituto italiano di Cultura cli New York. Lo ha candidato Giovanna Botteri.
Degno di attenzione Il digiunatore di Enzo Fileno Carabba (Ponte alle Grazie): racconta la vita di un «artista del digiuno» realmente esistito, Giovanni Succi, nato nel 1850 a Cesenatico, che conquistò fama internazionale negli anni fra Otto e Novecento, arrivando a ispirare un racconto di Kafka. Narra invece la storia familiare intrecciata alle pagine più scure della storia d’Italia Stirpe e vergogna di Michela Marzano (Rizzoli), che parte dalla scoperta del passato fascista del nonno per svelare il fascismo «sotto la cenere della vergogna che riaffiora in famiglia, in comportamenti e relazioni».
Di livide memorie parla anche Mordi e fuggi. Il romanzo delle Br, di Alessandro Bertante (Baldini+Castoldi). Tra gli altri candidati ci sono poi: Sogno notturno a Roma 1871-2021 di Annarosa Mattei (La Lepre Edizioni); Il cuoco dell’imperatore di Raffaele Nigro (La nave di Teseo); Con tutto il mio cuore rimasto di Rosaria Palazzolo (Arkadia); La ladra di cervelli. Un Alzheimer in famiglia di Ciriaco Scoppetta (Armando Editore); Padri di Giorgia Tribuiani (Fazi); Il sole senza ombre di Alberto Garlini (Mondadori).
«“La vita, istruzioni per l’uso”. Se si volesse cercare nell’universo letterario un riferimento per l’opera più recente di Luca Ragagnin è nel capolavoro di Perec che lo si troverebbe. Certo, come il titolo lascia intendere, non è su tutta la vita che l’autore si concentra: queste sono istruzioni per l’uso dell’infanzia. Se insisto sulla locuzione “Istruzioni per l’uso” è per sottrarre Il bambino intermittente dalla più logica e immediata delle classificazioni, quella che lo collocherebbe nei memoir: Ragagnin non ci racconta la sua infanzia, ma un’infanzia universale, un’età di scoperta che si estende ben oltre il numero canonico degli anni “fanciulleschi” e che dura fino a quando gli occhi di Berg, il protagonista, rimangono sgranati a osservare stupefatti l’incomprensibilità del mondo. Certo, nella narrazione di Ragagnin sono presenti alcune marche temporali e il lettore che si approssima alla sessantina potrà ritrovare nelle esperienze di Berg le sue stesse esperienze; potrà ritrovare gli oratori, le feste casalinghe degli anni Settanta, i 45 giri, le paure e le leggende metropolitane di quell’epoca, ma il libro, lo ripeto, non è un tuffo nella memoria, è semmai una proiezione verso il futuro, la domanda a cui risponde alla domanda non è “cosa abbiamo vissuto?”, ma “cosa abbiamo imparato?”, “cosa potremo usare, domani, di tutto quel passato?”. Però il contenuto, lo sappiamo, non è che uno degli aspetti di un libro. Un buon contenuto non fa, da solo, un buon romanzo. E qui interviene allora la forza espressiva di Ragagnin e anche in questo, nella girandola di soluzioni linguistiche e grafiche, il paragone con Perec non è affatto azzardato. Pervase da una costante ironia, le quasi settecento pagine del Bambino intermittente, sono sempre vivaci, inframmezzate da canzoni, da trame di vecchi film, da cronache di eventi più o meno immaginari, quasi si trattasse, in forma letteraria, di una di quelle agende adolescenziali sulle quali incollavamo ritagli di giornale, biglietti di concerti e adesivi. Personalmente, detesto il concetto abusato di “opera mondo”, ma di sicuro, Il bambino intermittente è un mondo narrativo che il Premio Strega 2022 può prendere in considerazione con interesse.»
Al teatro del Casinò la consegna dei premi Antonio Semeria
La cerimonia per la premiazione del Premio internazionle letterario “Casinò di Sanremo, Antonio Semeria è stata condotta dal giornalista scrittore Mauro Mazza, coadiuvato dal presidente di giuria tecnica Matteo Moraglia, dal professor Francesco De Nicola, dai giurati Carlo Sburlati, Marco Mauro,Marino Magliani, Paola Monzardo e dal segretario generale Marzia Taruffi.
Per la narrativa internazionale opere tradotte questo il verdetto finale: Alessandro De Vito per l’opera “Bata nella giungla” (Miraggi ) ha prevalso su Marco Drago con l’opera “L’ultima canzone di Bobby March” (Bompiani) . Terzo classificato Silvia Nugara e Claudio Panella con il volume “Delitti alle traversette” (Fusta editore)
“Andandosene altrove” Roberto Calasso lascia un grande insegnamento e un invito per il futuro.
L’insegnamento è che si può diventare editori per moltitudini di lettori con la curiosità, l’amore per il sapere, la certosina ricerca del valore letterario anche dove le opere nascono lontane dai dettati commerciali.
Imprevedibilità, estro, intuizione e colpi di genio, ma anche cura estrema, eleganza, precisione. E la padronanza del tempo, perché i libri ticchettano diversamente dagli orologi.
L’invito è di continuare con calma, con pazienza, anche noi piccoli che ci siamo seduti alla sua ombra, all’ombra di un gigante.
Non è un caso che il typeface delle collane di Miraggi sia il Baskerville: l’abbiamo scelto per omaggiare lo stile inconfondibile delle creature di Roberto Calasso.
Miraggi si è ispirata senza nasconderlo. La realtà è fatta di ogni visione. Grazie.
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