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Segnalazione di «L’ora delle Distanze» di Lory Muratti e Andy su «SkyTG24»

Segnalazione di «L’ora delle Distanze» di Lory Muratti e Andy su «SkyTG24»

I due artisti condividono un progetto che attraversa musica, pittura e letteratura e spinge a ribellarsi alla deriva del mondo.

Da martedì 17 Settembre, sarà in libreria, in radio e disponibile in digitale L’ora delle Distanze, il romanzo edito da Miraggi Edizioni e l’omonimo singolo pubblicato da Riff Records. Lory Muratti & Andy si incontrano in un progetto fuori dagli schemi “per immaginare un presente dove i sogni e il colore resistono contro una realtà sempre più corrotta e in bianco e nero”. L’ora delle distanze è un viaggio psychofantasy, dark e pop al contempo in cui musica, letteratura e pittura si fondono. Un libro scritto da Lory Muratti, ispirato e illustrato dai quadri visionari di Andy dei Bluvertigo che è anche un disco: un 45 giri (disponibile da ottobre su vinile colorato) anticipato dal primo omonimo singolo.

Il testo del singolo L’ora delle distanze e il forte messaggio sociale in esso racchiuso prende vita dalle pagine del libro e in particolare dall’apertura della narrazione che ci svela la lotta quotidiana di un uomo che non vuole arrendersi all’incessante deriva di un mondo che ha perso la rotta e dimenticato l’importanza dei sogni. Un avvincente racconto ambientato dentro un mondo fatto di personaggi post-punk, glamour e rock’n’roll, coloratissimi, irriverenti e imprevedibili. Un’opera inconsueta e coraggiosa che nasce dal riconoscersi e ritrovarsi dentro un immaginario che Lory Muratti e Andy hanno a lungo condiviso fino a trovare il momento adatto per dare voce a un comune sentire da cui nasce quest’opera realizzata a quattro mani.

Intervista Lory Muratti e Andy dei Bluvertigo, un libro e un 45 giri. Su «Rockol»

Intervista Lory Muratti e Andy dei Bluvertigo, un libro e un 45 giri. Su «Rockol»

di Franco Zanetti

Lory Muratti, musicista e scrittore, e Andy dei Bluvertigo, musicista e pittore, firmano una singolare collaborazione che si concretizza nella pubblicazione di un nuovo romanzo di Muratti ispirato alle opere visive di Andy accompagnato da due brani realizzati in coppia: “L’ora delle distanze” è il titolo di uno dei due brani e del romanzo (l’altra canzone è “La caduta”).
Abbiamo incontrato Muratti e Andy per una conversazione in cui raccontano il loro progetto congiunto: qui di seguito il video.

QUI l’articolo originale: https://www.rockol.it/news-746710/lory-muratti-e-andy-dei-bluvertigo-un-libro-e-un-45-giri-video

Una grinta a oltranza. La lezione di Valeria sulla vita da disabili

Una grinta a oltranza. La lezione di Valeria sulla vita da disabili

Dopo un incidente sono stato costretto a utilizzare la sedia a rotelleL’incontro con una donna paralizzata ha cambiato il mio sguardo

Andare a oltranza vuole dire superare tutti i limiti, o cercare di farlo. Ma partiamo dall’inizio, perché mi ha riguardato personalmente e mi ha aiutato a capire parecchie cose. Per tutto l’anno scorso, dopo un incidente, sono stato un disabile. Niente di troppo grave, se vogliamo, ma ho avuto una gamba fracassata che non mi ha consentito di fare una vita normale: primo mese, sempre a letto al Cto; secondo e terzo mese, un po’ a letto e un po’ in sedia a rotelle in una struttura di degenza da cui non vedevo l’ora di uscire. Ma non sarei potuto tornare a casa perché la sedia a rotelle non passava nell’ascensore. Ho dovuto aspettare il momento in cui ho potuto provare a muovermi con le stampelle, alla faccia del fissatore esterno, un’incastellatura di cinque anelli da ognuno dei quali due chiodi attraversavano le mie povere ossa; un vero strumento di tortura. Laura era preoccupatissima: «Aspetta ancora un po’. Abbi pazienza». Ma alla fine ce l’ho fatta: sono tornato a casa appoggiandomi da solo sulle stampelle e sul piede sano. Dopo pochi giorni, abbiamo azzardato la prima uscita, Laura e io. Era arrivata la primavera. Poche decine di metri al giorno, intorno all’isolato, poi una capatina fino a Porta Palazzo e poi, qualche settimana dopo, il primo grande obiettivo: arrivare in Galleria, a salutare Cristiani, a bermi il mio bianchetto seduto da Cecio o da Ciro o da Stefano, a veder passare qualcuno che mi sorride e dice «Va meglio, eh? Abbiamo saputo… Mamma mia!». In effetti la gamba e la caviglia continuano a farmi un male cane anche se prendo gli antidolorifici. Ma l’importante è essere fuori. 

E qui arrivo al dunque: in Galleria ho conosciuto Valeria, sulla sua carrozzella elettrica con la sua cagnetta Luna; ho capito che era affetta da qualche brutta forma di paralisi. Dopo un paio di incontri di sfuggita, si è fermata a un tavolino da Stefano, sull’angolo di via della Basilica, vicino al mio. L’ho salutata, mi ha risposto con quella che poteva sembrare una smorfia e che invece, ho capito, era un sorriso. Lì per lì non ho neanche afferrato quello che diceva: «Puoi ripetere, per favore? Ah, sì, oggi è proprio una bella giornata». 

La gente passava e qualcuno guardava il mio gambone, le mie stampelle e la sua carrozzella. Intanto era arrivata l’estate, mi avevano tolto il tremendo fissatore esterno e avevo finalmente potuto rimettermi una paio di pantaloni normali. Sembra una cosa da niente, ma andare in giro con braghe da ginnastica extralarge per più di sette mesi ti toglie la voglia di vivere, ti senti solo un vecchio relitto. 

E poi ecco l’autunno, e io avevo incominciato a camminare con una stampella sola. «È uscito il mio libro!», mi ha detto un giorno tutta contenta. «Libro?». «Sì: l’ho scritto io!». Me lo porge, e vedo sulla copertina una bellissima caricatura di lei in carrozzella con Luna in braccio. Leggo ad alta voce: «Valeria Carletti. A oltranza. (Dis)avventure di una vecchia groupie. Miraggi edizioni». Non so bene che cosa sia un groupie, ma me lo faccio spiegare e scopro che è un fan di un cantante o di un musicista rock. La guardo con occhio interrogativo e lei mi fa di sì ridendo: lei è proprio una groupie. «Posso comprarlo?» le chiedo al volo. Ha una borsa con parecchie copie e me ne dà una, «Mi fai la dedica?». E lei, con difficoltà ma senza titubanze, riesce ad aprire il libro e scrive «A Giorgio» sul frontespizio. Cosa dire? Anche se ho fatto finta di niente mi sono commosso. Che grinta! 

Passano pochi mesi. Laura e io abbiamo letto il libro, lo abbiamo apprezzato e lo abbiamo poi detto a Valeria quando l’abbiamo di nuovo incontrata in Galleria. Lei mi ha fatto i complimenti perché adesso cammino solo con il bastone e ride: «Fa anche chic!». Poi ci dice di guardare le prime recensioni del suo libro su Amazon; le trovo subito sul telefonino e leggo la prima: «Paola. 5 su 5 stelle. Fatevi un regalo, leggete questo libro! Recensito in Italia il 18 gennaio 2024. Acquisto verificato. Un libro pieno di vita, musica, sentimenti, tutto legato insieme dall’ironia! Divorato in pochissimo tempo, tante risate, qualche lacrima e tantissime emozioni. In tanti possono ritrovarsi in quelle parole perché la “disabilità” ha varie forme e io vorrei riuscire ad affrontarla con la stessa caparbietà di Valeria». «Poi c’è quest’altra» e vado avanti a leggere: «Anna Maria Burrafato 5 su 5 stelle. Un viaggio dentro la consapevolezza. Un libro prezioso che regala l’opportunità di cambiare punto di vista e provare a percepire il mondo così come lo sente Valeria: con commozione, gioia, tristezza, speranza e amore. Un libro pieno di empatia e pieno di musica. Un libro così empatico proprio grazie alla musica e al suo enorme potere salvifico e di espressione interiore. Personalmente l’ho trovato molto intenso. Offre spunti musicali davvero interessanti per chiunque ama la musica ed è sempre alla ricerca di scoprirne nuove perle. Da leggere. Io l’ho divorato in due giorni». L’autunno volge al termine. Incontro di nuovo Valeria in Galleria: «Domani c’è la presentazione al Circolo dei Lettori!» mi dice raggiante. «Venite?». Il Circolo dei Lettori, massima aspirazione per chi scrive un libro. Sala gremita: tutti giovani, bei giovani; atmosfera di amicizia e di spirito positivo, tutto intorno a Valeria; all’inizio c’è la sua assistente logopedista che traduce, ma alla fine è proprio lei, al microfono, che parla, parla bene e riesce a farsi capire da tutti. O forse siamo noi, che finalmente riusciamo a capirla? Laura e io abbiamo preso il taxi per venire perché la gamba mi fa ancora male, siamo i più anziani, ma ci sentiamo giovani con loro e come loro. 

«Ma che belle persone, che bel tutto… sono proprio contenta per lei; se lo merita» dice Laura mentre siamo ormai in scesi in via Bogino. «Chiamiamo il taxi?». Io faccio segno di no, brandisco il bastone con gesto da Brancaleone e indico la direzione di casa dicendo: «A oltranza!». E, passo passo, ci avviamo sottobraccio verso Porta Palazzo.

di Giorgio Caponetti 

QUI l’articolo originale: https://www.lastampa.it/torino/2024/03/17/news/disabili_esempio_vita_storia-14153324/

Torno per dirvi tutto – recensione di Claudio Della Pietà su Gli amanti dei libri

Torno per dirvi tutto – recensione di Claudio Della Pietà su Gli amanti dei libri

“Mio padre non c’è più e questa volta è lui ad avere bisogno di me”

I motivi per cui si legge sono tanti, ogni giorno sondaggi e interviste ne raccolgono e addirittura inventano di nuovi. Si legge per passione, per rilassarsi, per vivere un’avventura senza muoversi dal divano, per approfondire e magari capire, si legge per ridere o smettere di piangere, si legge per divertirsi e l’elenco è lunghissimo. Talvolta si legge anche per cercare risposte, specie a vicende che occupano, attraversano o travolgono le nostra vite (due delle più classiche sono la morte e la sofferenza nelle sue varie forme), e più cerchi meno ti sembra di trovare, o peggio ancora (?!), più ti nascono dentro nuove domande.
Una in particolare mi è nata e poi rimasta dentro, sperando di farla quanto prima all’autore, mentre ho letto “Torno per dirvi tutto”, romanzo scritto da Lory Muratti e pubblicato da Miraggi Edizioni nella collana Golem. L’entusiasmo con cui mi è stato proposto questo libro, che è parte di un progetto più grande, e comprende anche un album musicale, mi ha trasmesso la certezza di avere tra le mani un lavoro di grande valore. E tale si è rivelato.
Protagonisti principali del libro sono Lory Muratti stesso e il padre, che però conosciamo un istante dopo la sua morte. Ce lo comunica il figlio stesso, quando prende l’aereo all’ultima chiamata per volare da Parigi a Praga, dove il padre viveva e lavorava.

“Tu non hai mai saputo dire certe cose e io porto il peso di chi, non potendo fingere con se stesso, è obbligato a fingere con il mondo.”

Questa che riporto è la prima di tre frasi, che suddividono idealmente a mio parere il romanzo in altrettante parti, caratterizzate da una serie di eventi che qualificano in modo evidente l’intero romanzo: un’evoluzione continua, graduale, composta da frequenti presagi, annunci, ipotesi, interrogativi che i numerosi attori pongono soprattutto a se stessi. Lory sopravvive al padre e ora non può più fingere, deve prendere atto di una nuova realtà, di una nuova vita, di una nuova presenza del padre. E non solo di lui. Altre presenze si manifesteranno.

“…è là dove tutto si confonde che si devono costruire i nuovi significati.”

A Praga, città che affascina al solo pronunciarne il nome, città letteraria e ispiratrice di scritture e letture, e non ultime di grandi musiche, lì Lory compie i gesti e i riti previsti per salutare il padre, e aiutato da amici cerca anche di sbrigare le tanto fastidiose pratiche burocratiche, e gli incontri con persone apparentemente escluse dal funebre contesto che lo assorbe, incontri casuali e non, si innestano comunque nel suo quotidiano, e anziché aiutarlo o distrarlo, paiono confondergli le idee. Lory percorre più strade contemporaneamente, una di nome Ecli, una Mark, e una terza. I percorsi si intrecciano, si sovrappongono, come in una pista sulla sabbia le singole biglie azzardano sorpassi, si scontrano e faticano talvolta ad uscire dalla stessa buca in cui sono precipitate.
Ad un certo punto però il nostro protagonista, con cui ormai condividiamo ogni attimo della giornata, ha bisogno fisicamente d’aria, di spazio, di un reset direbbero gli informatici: ctrl-alt-canc. Lory, insieme ad Ecli, si sforza di uscire dalla sabbia. Ritorna dove lo abbiamo conosciuto, torna a Parigi. E lì accade un fatto incredibile, che lo sfiora, un fatto che pare non avere nulla a che fare con la storia sua e nostra: ma quale tragedia in questo mondo super connesso, globalizzato, aperto a tutto e chiuso a tutti, può solo sfiorarci? Così infatti non sarà, e diventerà e lo storia diventerà facilitatrice dello svelamento definitivo, sigillato dalla terza frase.

“Ogni cosa va scoperta e compresa a tempo debito.”

Profondo viaggio nell’animo umano, nel mistero della psiche e delle relazioni, questo viaggio interiore insieme agli spostamenti fisici tra grandi città europee, esalta la forza dei rapporti tra le persone, l’interdipendenza, la ricerca di sé stessi e degli altri, moltiplica dubbi e domande in una apparente confusione, come avvolti da una fitta e gelida nebbia che non permette di comprendere.
La scrittura di questo autore per me nuovo, tiene il lettore sempre nella giusta tensione, sempre in equilibrio sul filo, con lo sguardo fisso sull’ipotetico obiettivo. E le continue aspettative che sa creare, che annuncia anche palesemente e in diversi momenti, spronano il lettore, infondono entusiasmo e saldano il legame con i diversi personaggi. Non ci sono solo Lory e il suo defunto papà, di qualcuno ho solo accennato, ma il romanzo è ricco di donne e uomini, e anche se li intravediamo per poche pagine, lasciano tracce importanti.
Di questa lettura mi è rimasto quello che ho cercato di raccontare in queste poche righe. Spero si parli molto di “Torno per dirvi tutto” e che molti tornino sul web, sui giornali e ovunque per dirci tutto, di ciò che il romanzo dirà loro.

Buona lettura

QUI l’articolo originale:

http://www.gliamantideilibri.it/torno-per-dirvi-tutto-lory-muratti/?utm_campaign=shareaholic&utm_medium=facebook&utm_source=socialnetwork&fbclid=IwAR2v3YLiF_fFLekHcENz87294aDfhC4sdYtp36ZGAIBXSMVduAqElI6ScWU

Torno per dirvi tutto – recensione su MusicMap

Torno per dirvi tutto – recensione su MusicMap

Sinceramente, non è la prima volta che mi càpita di occuparmi di artisti poliedrici che legano, in contemporanea, l’uscita editorial-musicale di un progetto, ed ammetto che l’operazione nasconde sempre una certa attrazione. Infatti, “Torno per dirvi tutto”, oltre ad essere il titolo del libro del musicista, scrittore e regista Lory Muratti, è anche quello del suo nuovo album, che ingloba (parimenti) 8 capitoli che affrontano la tematica del suicidio, vista sotto la lente d’ingrandimento di un autore delicato, finissimo ma decisamente eclettico, capace di estrapolarne il significato più intimo e indecifrato.

Certo, non so quanto possa essere d’interesse un argomento, per certi aspetti tabù, cosi toccante, spiazzante e, nella maggior parte, irrisolto ed incomprensibile nel gesto estremo. Chi, invece (spero tanti), troverà interessante sviscerarne gli aspetti reconditi, potrà calarsi nel tappeto sonoro allestito da Muratti, che ha voluto darne risalto tentando un ensemble in modalità orchestra anche in assenza di essa e, tuttavia, riuscendo nell’intento, sovrapponendo soluzioni e suggestioni a go-go.

Infatti, l’ampia durata dei brani, conditi da excursus affascinanti, danno all’ascoltatore la pienezza di una fantasia sospesa tra presente e futuro, in un mèlange tra indie, pop-wave, ambient e cantautorato intellettivo.

Tra libro e disco, il Nostro ci conduce in luoghi come Vienna, Praga, Parigi, il lago di Bled, in cui il viaggio è inteso come imprescindibile compagno per alimentare ispirazioni e ricchezza d’anima: e questa ideologia Lory la condivide col feat. di Cristiano Godano (Marlene Kuntz) nella splendida “Invisibile”, che vuol dar risalto non solo alle persone ignorate e dimenticate sui marciapiedi, ma anche agli artisti in generale, che devono impegnarsi non poco per non passare inosservati.

Invece “Stanotte a Vienna” dipana un’atmosfera notturna e lucente con tante variabili: un via di mezzo tra Baustelle e Perturbazione, capito che roba forte? Chi, viceversa, predilige oscuri meandri riflessivi, potrà sfogliare la “Viola” o tendere verso “Il silenzio delle parole” (o, ancor meglio, nel “Notturno di una mente malinconica”), e sarà pienamente appagato.

Per scovare l’atto più stravagante, si può passare a “Un disegno con molta acqua dentro”, e si capirà la fervida capacità visionaria che incorpora Muratti nella sua (doppia) vena autoriale. In termini di immaginario ed esperienza, “Torno per dirvi tutto” (che sia libro o disco) dà l’esatta idea di come la sua narrazione renda chiara la ricchezza ispirativa man mano che il viaggio prende forma.

Di certo, far proprie entrambe le opere sarebbe l’ideale, con il protagonista (che non sveleremo…) in perenne lotta tra luci ed ombre. Ignorare libro e disco sarebbe invece, questo sì, un “suicidio” culturale. (Max Casali)

QUI l’articolo originale:

http://www.musicmap.it/recdischi/ordinaperr.asp?id=9748

Autoritratto in vinile – Francesca Angeleri intervista Luca Ragagnin sul Corriere della Sera

Autoritratto in vinile – Francesca Angeleri intervista Luca Ragagnin sul Corriere della Sera

«Nei momenti difficili… sento il bisogno di ritornare lì. In quella camera dove tutto è rimasto classificato con amore, dove i titoli dei brani sulla copertina delle cassette sono battuti diligentemente a macchina, dove i momenti preziosi di quel passato restano custoditi. Il rifugio mentale che mi permette di non tradire mai la mia giovinezza». La scrive Max Casacci la prefazione al nuovo libro di Luca Ragagnin Autoritratto in Vinile edito Miraggi, con le foto di Alberto Ledda, che lo scrittore presenterà oggi alle 18.30 al Blah Blah in compagnia del leader dei Subsonica e di Flavio Ferri dei Delta V che si esibirà in alcuni brani tratti dal suo nuovo album Testimone di passaggio , i cui testi sono stati scritti in toto da Ragagnin.

In quella cameretta azzurra che ricorda Casacci lei ci è tornato.
«È stata la mia cameretta di bambino e oggi sono tornato a frequentarla come uomo adulto. Era diventata la stanza dei gatti di mia mamma Giuseppina, che era professoressa di lettere e che è stata la persona che mi ha trasmesso la passione per i libri, mi insegnò a leggere che ero molto piccolo. Cinque anni fa, quando è mancata, ho sfidato qualunque legge della psicanalisi e sono tornato in questa casa e l’ho ripristinata esattamente com’era 30 anni prima. Per prima cosa ho fatto ridare quell’azzurro che i miei amici ricordano alle pareti della mia stanza. È esplosa: ci ho messo dentro 30 anni di musica e di libri. Di dischi ne avrò sui diecimila titoli, i libri stanno intorno ai seimila. Tanti li comprai al villaggetto di bancarelle sotto il tetto di lamiera in corso Siccardi che purtroppo non c’è più».

È la casa di Luca grande o di Luca piccolo?
«Di Luca grande. Anche se non è facile ritornare nel luogo dove sei cresciuto. Negli ultimi anni ho scritto un grande romanzo, nel senso di dimensioni poderose, in cui c’è il tema dell’infanzia e della memoria, non è un memoir ma una storia composita che dovevo scrivere per andare altrove. Volevo chiudere i conti con quel ragazzino. Inizia negli anni 70 e finisce l’11 settembre. Uscirà il prossimo anno». 

Cos’è invece «Autoritratto in vinile»?
«Un libro occasionale. Sono piccole scritture nate in un periodo in cui, ogni giorno per sei mesi, pubblicavo su Facebook un disco e un libro affiancati da alcuni miei aneddoti personali, ben lontani dal voler essere una critica musicale o letteraria. Ne pubblicai 150. Non sono mai più stato e né mai sarò tanto attivo sui social. Per il libro ne abbiamo scelti 50».

Quali?
«Con i ragazzi di Miraggi, che da qualche tempo è la mia casa editrice, siamo stati severi per eliminarne 100. Abbiamo scelto quelli dove entravo più come autore e meno legati al quotidiano. Non faccio il professorino della musica, ma c’è una sorta di proselitismo musicale un po’ nascosto: c’è molta musica anni 70».

C’è qualche brano del suo autoritratto che ama di più?
«Il primo, che è su Ummagumma dei Pink Floyd, un disco che entrò nella mia vita di quattordicenne nel 1979. La prima volta lo ascoltai in cuffia, e non c’erano i volumi e continuavo ad alzare. C’era un tappeto sonoro bassissimo che poi erompeva con un urlo agghiacciante di Roger Waters. Io, che avevo il volume al massimo, feci un salto terrorizzato e versai il caffè ovunque».

Da dove si parte per scrivere il testo di una canzone?
«È una questione di sartoria, bisogna mettersi al servizio completo dell’artista e della sua storia. Tutte le mie collaborazioni con vari musicisti sono nate in maniera spontanea. Nei prossimi mesi potrebbe cominciare un mio corso dedicato al song writing per i ragazzi che fanno trap. Per loro la parola è molto importante».

QUI l’articolo originale:

https://torino.corriere.it/cultura/20_ottobre_08/luca-ragagnin-suo-autoritratto-vinile-4af9881a-093c-11eb-86e2-3854c59f54db.shtml

Autoritratto in vinile – recensione su ValsusaOggi

Autoritratto in vinile – recensione su ValsusaOggi

dall’UFFICIO STAMPA “BORGATE DAL VIVO”

GIAGLIONE – La musica è l’altro grande amore di Luca Ragagnin. Il suo “Autoritratto in vinile” è una biografia vera e propria attraverso i vinili che l’hanno attraversata, e che a Giaglione diventa anche un reading musicale con dieci brani letti e suonati dal vivo. La lettura, affidata alla voce stessa dell’autore, si affianca alle trame sonore di Luca Tartaglia, noto bassista torinese, tra melodie, sovraincisioni create in tempo reale con solo basso e loop station.

Il libro “Autoritratto in vinile”, di Luca Ragagnin (Miraggi Edizioni, 2020). Prefazione di Max Casacci, fondatore e chitarrista dei Subsonica.
61 brani
61 dischi
61 artisti
61 copertine
61 racconti che attraversano generi e periodi musicali mixati a ricordi personali
61 episodi d’infanzia e di gioventù in un gioco di rimandi rigorosamente analogici e 33 scatti da collezione di Alberto Ledda

Due brani in ascolto tratti dal libro e dallo spettacolo del reading musicale (https://www.miraggiedizioni.it/prodotto/autoritratto-in-vinile/).

QUI l’articolo originale:

WITH LOVE – recensione di Stefano D’Elia su Rumore

WITH LOVE – recensione di Stefano D’Elia su Rumore

Sono più di 8000 i chilometri che dividono Seattle da Torino, eppure in queste pagine Domenico Mungo riesce nell’immane impresa di annullare questa enorme distanza fisica, unendo idealmente la capitale del grunge e il capoluogo piemontese sotto le insegne sanguinanti del punk e della lotta al sistema. La storia, si sa, la scrivono i vincitori, e allora l’autore di Il suono di Torino decide di dare voce ai Beautiful Losers che negli anni della lotta operaia riempiono di furore anarcoide le grigie vie della città della Fiat, sinistro Moloch che si staglia con la sua ombra su tutto il racconto. Anni di occupazioni e concerti clandestini, radio libere e band seminali (Franti, Fluxus, Negazione), ma soprattutto di epifanie improvvise capaci di cambiare intere esistenze; come l’incontro con la musica di un angelo tossico martoriato dalla fama, ansioso di trovare una via di fuga dal proprio violento male di vivere. Mungo in queste pagine cuce nella carne viva della storia italiana un patchwork pulsante di dolore e nostalgia, fatto di passioni irrefrenabili, rock’n’roll e militanza estrema.

Ecco l’articolo:

BORIS VIAN – recensione di Franco Zanetti su Rockol

BORIS VIAN – recensione di Franco Zanetti su Rockol

GIANGILBERTO MONTI – BORIS VIAN

Boris Vian, scrittore, paroliere, drammaturgo, poeta, trombettista e traduttore francese, morto a soli 39 anni nel 1959, non è mai stato particolarmente apprezzato in Italia – l’unica sua canzone relativamente nota è “Le deserteur”, tradotta in italiano da Giorgio Calabrese e interpretata fra gli altri da Ornella Vanoni e Ivano Fossati.

Grande estimatore di Vian è il cantautore e scrittore Giangilberto Monti, che ne ha tradotto e inciso le canzoni e l’ha portato in scena in due spettacoli teatrali.

Ora Monti racconta vita e opere di Vian in un libro fra il saggio e il romanzo, punteggiato di dialoghi verosimili, suddiviso in dieci capitoli ognuno dei quali è contraddistinto da una delle canzoni del francese.

È un lavoro informatissimo e appassionato, che tratteggia il ritratto dettagliato di un personaggio multiforme che meriterebbe di essere più conosciuto anche da noi.

Franco Zanetti

 

QUI L’ARTICOLO ORIGINALE:

https://www.rockol.it/recensioni-musicali/libri/1024/giangilberto-monti-boris-vian?refresh_ce